La statuetta del Duomo sul volto. Quel gesto di rabbia di un folle

Un simbolo, la miniatura del Duomo di Milano, per colpire un simbolo: il premier Silvio Berlusconi, l'uomo politico più in vista del Paese

La statuetta del Duomo sul volto. Quel gesto di rabbia di un folle
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Un simbolo, la miniatura del Duomo di Milano, per colpire un simbolo: il premier Silvio Berlusconi, l'uomo politico più in vista del Paese. È la sera del 13 dicembre 2009 e il presidente del Consiglio tiene un comizio tra la folla proprio nella piazza della cattedrale. Si avvicina un uomo, che gli lancia addosso da pochi centimetri l'oggetto pesante e spigoloso e lo colpisce al volto. Il premier riporta la frattura del setto nasale e di due denti. Le forze dell'ordine arrestano immediatamente l'aggressore, è Massimo Tartaglia, perito elettrotecnico di 42 anni, da dieci è in cura per problemi mentali. La notizia dell'attentato e l'immagine del viso di Berlusconi insanguinato fanno il giro del mondo.

Il leader di Forza Italia finisce in ospedale, il dolore fisico è forte e lo è ancora di più l'amarezza per un gesto inspiegabile. «Ha rischiato di essere ferito gravemente, di essere ucciso», dirà il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Tartaglia sarà accusato di lesioni pluriaggravate, poche ore dopo l'aggressione invierà tramite i propri legali una lettera di scuse al premier. Finirà nel centro di osservazione neuropsichiatrica del carcere di San Vittore, verrà processato e assolto dal gup nel 2010 perché giudicato totalmente incapace di intendere e volere. Ha trascorso alcuni anni in libertà vigilata, che gli è stata revocata nel 2016, ed è stato curato in una comunità terapeutica. Proprio pochi giorni fa ha parlato con Repubblica, dichiarandosi dispiaciuto per la malattia di Berlusconi. Si è pentito per l'aggressione: «Ero fuori», ha detto. E «spero tanto che Berlusconi si riprenda. Prego con il cuore per lui». Tartaglia ha ricordato la lettera per chiedere perdono e confermato che il Cavaliere lo ha perdonato, anche se avrebbe potuto rivalersi contro di lui: «Avrebbe potuto rovinarmi... E invece niente».

Berlusconi torna a parlare dell'aggressione in un messaggio alla manifestazione di solidarietà organizzata dal Pdl. Sottolinea il clima di odio di cui è vittima: «Credo che a tutti sia chiaro che se di un presidente del Consiglio si dice che è corruttore di minorenni, un corruttore di testimoni, uno che uccide la libertà di stampa, che è un mafioso o addirittura uno stragista, un tiranno, è chiaro che in qualche mente labile, e purtroppo ce ne sono in giro parecchie, possa sorgere il convincimento che essere tirannicidi e diventarlo vuol dire essere degli eroi nazionali e fare il bene della propria patria e dei propri concittadini e quindi acquisire un merito e una gloria importante».

Gli attacchi verbali hanno fomentato l'attacco fisico, è la riflessione del Cavaliere. «Umanamente l'ho perdonato - dice di Tartaglia a chi gli è vicino -, ma non passi il messaggio che si può andare in giro e colpire liberamente il presidente del Consiglio che rappresenta un'istituzione».

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