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Staudacher salvatore dello sci azzurro

G li avevano trapiantato una cornea a causa di un mostro chiamato cheratocono, una malattia genetica. E lui, Patrick Staudacher, guidato dai suoi occhi nuovi, è sfrecciato sulla neve abbagliante e aggressiva di Åre conquistando un oro insperato. La prima medaglia del mondiale svedese è azzurra ed è sua grazie al trionfo nel superG: una specialità in cui nessun italiano aveva mai vinto. Il primo posto, ottenuto a spese del mostro sacro austriaco Strobl, profuma di novità e fiaba. Staudacher, ragazzone 27enne altoatesino, agguanta la vittoria più importante senza mezzi termini: prima di Åre, infatti, non era mai salito sul podio in Coppa del Mondo. Un quinto posto in discesa a Bormio e un ottavo in superG a Hinterstoder, per chiudere con la deludente 17ª piazza alle Olimpiadi di Torino nel 2006. Poi, da velocista puro, il lampo iridato con cui ha bruciato il resto del mondo.
L’exploit di Staudacher ha salvato una spedizione azzurra che puntava sui nomi di Blardone, Rocca e Fill, ma che ha trovato in questo outsider di lusso un gioiello nascosto. Pettorale basso, concentrazione mantenuta nonostante i giorni di continui rinvii a causa del maltempo scandinavo, determinazione di ferro: con questi ingredienti Staudacher ha riportato l’Italia sul tetto del mondo 11 anni dopo gli ori di Alberto Tomba in Sierra Nevada ’96.

Merito suo e di chi gli è stato vicino quando l’operazione agli occhi poteva pregiudicargli la carriera. Ora, la sua cornea destra ha una funzionalità dell’ottanta per cento. Una percentuale più che sufficiente per riuscire dove nessun italiano era mai riuscito.

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