La Stecca tenuta in ostaggio

Che strana città è questa. Sembra che tutti vogliano occuparsi di tutto e quando si approfondiscono i temi ci si trova spesso davanti a frasi di scarso spessore per il trattamento di problemi privi di ogni fondamento e di altri, ben più incisivi ed attuali, che sono trattati con polemiche e un senso civico che ha dell'incredibile. Facciamo riferimento a due episodi alla ribalta in questi giorni per motivi diversi e che toccano il decoro e la vita urbana della città. Il primo, che ha del superfluo e del ridicolo sia per gli attori che per il soggetto, è la storia del cavallo leonardesco. Deve stare all'ippodromo,andare al Castello, spostarsi di nuovo in occasione della fatidica Expo? Il secondo tema, ben più profondo e serio è quello della «Stecca» dell'Isola, un tema sul quale riferimmo tra i primi in occasione del progettato risanamento del quartiere anche attraverso l'elevazione di un «grattacielo». Oggi questa «Stecca», destinata soprattutto agli artigiani, e il parere non è solo di storici, architetti e urbanisti, è certamente un edificio da restaurare, vero monumento di una Milano scomparsa che può tornare a vivere.

Ma è mai possibile che tutto questo non possa avvenire per la semplice presenza di «figure poco edificanti» che le autorità non possono o non sono in grado di allontanare? E al tempo stesso, per queste «figure», non sarà mai possibile trovar loro una diversa sistemazione?

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