Cronaca locale

Stefan: quelli non sono i miei genitori

I pm sono pronti a chiedere il processo per «sottrazione di minore»

Stefan: quelli non sono i miei genitori

Nuovo colpo di scena nella vicenda di Stefan Caldararu, bimbo Rom di 8 anni, tolto alla famiglia, per il sospetto che i genitori lo facessero prostituire. Dopo il suo sequestro, avvenuto all’interno di un centro minori e la sua liberazione da parte della polizia, ieri il giudice per i minori ha contestato al padre Vasile, 37 anni, e alla madre Floarea, 38, la dichiarazione del piccolo: «Quelli non sono i miei veri genitori». Mentre si profila una seconda tegola per i due coniugi: i pm si apprestano a chiedere il loro rinvio a giudizio per «sottrazione di minore».
«Accuse che non stanno né in cielo né in terra - replica Iulian Curulea, rappresentante della comunità romena a Milano -. I genitori del bambino vogliono che sia fatta al più presto la prova del Dna per dimostrare che Stefan è effettivamente loro figlio. Quanto alla “sottrazione”, mi sembra l’unica contestazione rimasta in piedi, dopo che tutte le altre, dallo sfruttamento della prostituzione, ai maltrattamenti al sequestro di persona, sono cadute. Ma come può essere contestato un simile reato ai genitori?».
La vicenda inizia il 3 luglio scorso quando in via Toscana una volante fermò un bambino pensando stesse mendicando ma poi altri particolari, i capelli lunghi e le unghie smaltate, fecero sospettare agli investigatori un giro di prostituzione minorile. Per questo il bambino fu immediatamente sottratto ai genitori, affidato al Comune che lo fece ospitare al Centro del bambino maltrattato di via Spadini ad Affori da dove fu rapito il 21 aprile. Stefan fu poi ritrovato una settimana dopo, a casa dello stesso Curulea che si era preso a cuore la vicenda e che ora cerca di smontare le accuse.
«Quel giorno Stefan si trovava in via Toscana per il semplice fatto che insieme al padre e a un altro adulto era andato a mangiare alla mensa pubblica “Pane quotidiano”. Di lì poi dovevano spostarsi in piazza Napoli dove il padre doveva incontrare una persona per un lavoro. Quindi nessuno stava mendicando. Quanto ai capelli lunghi, è un’usanza Rom per i bambini piccoli e le unghie smaltate erano i resti di un gioco della sera prima».
Alla luce di queste spiegazioni, i genitori di Stefan, che hanno altre due figlie di 9 e 3 anni, erano convinti di aver risolto i loro guai, di poter riavere al più presto il bambino e poter tornare in Romania.

Ieri invece il colpo di scena: «Stefan dice di non essere vostro figlio» accusa il giudice dei minori, mentre i colleghi della procura vogliono processare Vasile e Floarea per «sottrazione di minore».

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