La prima volta a quattordici anni. Spinti dai modelli sbagliati, da preparatori senza scrupoli, dal desiderio di affermazione. Il doping irrompe nelladolescenza, quando lo sport dovrebbe essere ancora un gioco.
Secondo unindagine condotta dalla Asl, a Milano il 5,5 per cento dei ragazzi che pratica sport dichiara di assumere anabolizzanti o di averne fatto uso, il 6 per cento dice di essere disposto a prenderli pur raggiungere i risultati desiderati, mentre sette giovani su cento sono convinti che assumere farmaci dopanti non sia un rischio per la salute. E il fenomeno coinvolge tutte le discipline sportive, a cominciare dal ciclismo per finire al body building.
Proprio le palestre, troppo spesso, diventano il ventre molle di questo traffico illecito. Perché chi si avvicina ai centri fitness rischia di doversi affidare a gestori direttamente interessati al business del doping o troppo preoccupati di perdere clienti per denunciare il consumo di farmaci, oltre a preparatori senza scrupoli. Che avvicinano lo sportivo alle sostanze dopanti in modo graduale.
«Il primo passo è la dieta - spiegano i carabinieri dei Nas -, poi si passa agli integratori alimentari, quindi alla creatina e ai diuretici. Lultimo gradino sono gli steroidi». Ormoni della crescita grazie ai quali si ottengono risultati non raggiungibili attraverso il solo allenamento, ma che comportano gravi rischi per la salute: dallimpotenza alle malattie cardiovascolari, dai danni ai reni e al fegato fino allinsorgenza di tumori.
E il dato che più preoccupa è la precocità con cui i giovani si avvicinano al doping.
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