Stiamo calmi. Ma là dietro svegliamoci

Anzitutto, stiamo calmi. Lo so, dobbiamo leccarci due ferite brucianti: la sconfitta coi portoghesi che ci ha buttato fuori dall’Europa e pure quella coi genovesi. Avrà voglia a dire Reja che non sono legate, non ci crede nessuno. C’eravamo abituati bene e ora dobbiamo fare i conti con la sorte che ha cominciato a girare male e con i nervi che un po’ saltano. Tutto vero. Però. Però, se andiamo ad analizzare queste due partite del cavolo, scopriamo che a Lisbona, se fosse andata in tutt’altro modo, nessuno si sarebbe permesso di fiatare: sullo zero a zero, il Panteron ha gettato alle ortiche un gol a porta vuota e fino a quel momento i blasonati lusitani non avevano combinato un fico secco. Il loro primo gol, poi, è viziato da un fallaccio plateale su Lavezzi. Da lì la frittata. A Genova non ne parliamo e, non me ne voglia il collega Pistacchi, dei gemellaggi me ne frego. Se l’arbitro avesse concesso il sacrosanto rigore per l’abbraccio di palla del signor Criscito saremmo andati sul due a zero e addio trofie.

Certo, un po’ di autocritica va fatta. In altre occasioni, e questo vale anche per Lisbona, la reazione era stata più maschia ma, soprattutto, la difesa più attenta. Sul secondo gol, che ci faceva quel Palladino tutto solo? Svegliaaaa!

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