Ha appena riformato con grande clamore i Police ma non dimentica di essere un viaggiatore di suoni, uno che apre la porta a nuove culture. Così Sting domani torna a Milano (dopo il concerto per pochi intimi a Santa Maria delle Grazie lo scorso dicembre) per concedersi alla grande platea degli Arcimboldi.
Come allora imbraccerà il liuto e con la complicità di Edin Karamazov riproporrà il suo raffinato tributo al grande compositore John Dowland. La versione dal vivo dellalbum Songs From the Labyrinth vede Sting in veste di moderno bardo. E naturalmente se la cava bene, da marpione ricco di comunicativa, perché sa trasformare le asperità del percorso in piccole sorprese per chi lascolta. Interpreta i brani di Dowland con quella voce allapparenza esile che oscilla tra un tono e laltro e predilige i ritmi liberi, ci mette del suo cercando di rimanere fedele alloriginale.
«Non ho una voce da Pavarotti ma punto sullautenticità del canto - dice sempre Sting - conta linterpretazione ed il mio obiettivo è quello di togliere questa musica dalla sua torre davorio e portarla in mezzo alla gente».
Così accarezza in solitudine il liuto in Walsingham, si fa sostenere da quello di Karamazov (virtuoso di Sarajevo che ha collaborato con artisti come Andreas Scholl e Berliner) in The Battle of Galliard o La Rossignol, inedita su cd. È stato proprio Karamazov a convincerlo a portare a termine questo progetto. «Da circa ventanni Dowland è la mia piacevole ossessione - confessa Sting - le sue ballate sono di una bellezza trasparente, persino i suoi silenzi sono meravigliosi. Edin mi ha regalato un liuto, ho cominciato a suonarlo per diletto, poi giorno dopo giorno, ci siamo trovati a fare sul serio ed è nato il disco».
Per Sting mastro Dowland è il capostipite di tutti i cantautori inglesi, e le sue ballate i classici pop del 1600. Così unisce colto e popolare e, rileggendo testi come Flow My Tears o Weep You No More Sad Fountains, li trasforma in opere dalle tematiche estremamente moderne. Non è una scialba rilettura di pagine antiche, ma un modo per rivivere la musica e la vita di Dowland (che fra laltro, da cattolico, visse esiliato dai sovrani inglesi peregrinando per le corti di mezza Europa, compresa quella dei Medici) alternando ai suoni la lettura delle sue vibranti lettere dallesilio.
Si snoda così laffascinante percorso «storico» di Sting a cavallo tra estetismo e sensualità, tra semplicità e snobismo.
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