L’apertura del Giornale di venerdì scorso, «A noi Schettino a voi Auschwitz», ha scatenato una tempesta mediatica per certi versi sorprendente. «Colpa» anche della corrispondenza con il Giorno della Memoria, durante il quale, secondo molti, i fantasmi del nazismo non devono essere nominati in un contesto diverso da quello delle sacrosante sottolineature degli orrori subiti dal popolo ebraico. È tornata ad aleggiare persino una pericolosissima parola: «razza». Quindi si va ben oltre lo sciovinismo o le schermaglie dialettiche. A essere chiamate in causa sono le stesse identità di due popoli: un terreno purtroppo minato da pregiudizi e malintese fedeltà alle bandiere. I successivi articoli del direttore Sallusti, di Gian Micalessin, di Stenio Solinas e di Mario Cervi hanno portato altra carne al fuoco del dibattito. Come ieri, anche oggi pubblichiamo parte dei numerosissimi lettere e messaggi inviatici dai lettori per e-mail in redazione o postati sul sito ilgiornale.it.
Caro Direttore, ottimo, necessario e ben assestato il tuo intervento su quella canagliata di Der Spiegel . La prova che tu hai centrato e colpito,fino a far male,è l’ondata delle bischere proteste dei soliti radicali sinistreggianti antitaliani che, come altri Castellucci, amano, per vezzo culturale - dicono loro - gettare escrementi alla propria madre.
Luciano Pranzetti e-mail
Se non ricordo male, durante il sequestro a Mogadiscio di un aereo della Lufthansa il comandante scappò dal finestrino della cabina di pilotaggio abbandonando disinvoltamente al loro destino aereo, equipaggio e passeggeri. Costretto a risalire a bordo, venne poi assassinato dai terroristi palestinesi autori del dirottamento. Nessuno, in quella drammatica circostanza, si azzardò a generalizzare il comportamento vile di quell’uomo, riscattato solo dalla morte. Certi giornali tedeschi, evidentemente, hanno la memoria corta e risultano emblematici di un razzismo mai riposto in soffitta
Giorgio Fiore Monticello Conte Otto (Vicenza)
Istituzioni e stampa non hanno avuto gli attributi (o i contributi, direbbe Di Pietro) di rispondere a Der Spiegel , ma per fortuna alcuni lettori «servi» hanno provveduto alla bisogna. Certo che ci vuole un fegato d’acciaio per condannare un’intera nazione a causa di una tragedia, evitabilissima finché si vuole, quando si ha alle spalle un Olocausto ordinato da un omuncolo con i baffetti da avanspettacolo e il ciuffo unto, appresso al quale un intero popolo, ariano, superiore e puro come quello tedesco è andato senza dire una parola. Xavier Carlo e-mail
Esprimo un profondo sdegno per l’articolo «A noi Schettino, a voi Auschwitz». Mi auguro che almeno un giornalista della vostra redazione abbia manifestato opposizione a un riferimento così poco appropriato. Nel Giorno della Memoria della pagina più atroce della storia dell’umanità, quell’articolo è tanto surreale quanto inopportuno. Un cittadino italiano e-mail Vorrei ricordare alla Germania che ad Al Alamein, mentre loro scappavano con gli automezzi lasciandoci a piedi, la Folgore a piedi si sacrificava per salvare anche i teutonici deretani.
Ettore Viglione e-mail
Caro Direttore, mi sono stufato del Giornale. Me n’ero felicemente liberato quando, proprio ieri, quel bilioso di Sallusti scrive un articolo che mi ha sollevato il cuore. E confesso che quando ho visto riportato l’articolo sui vari tg anche non particolarmente «amici» come quello di Mentana, o, peggio ancora, riportati dal Secolo con ben in vista il logo di questo giornalaccio, ho capito che mi dovevo nuovamente privare del mio euro e venti mattutino. Non si riesce a mandarvi al diavolo, voialtri, proprio non ci si riesce. Che palle!
Cesare Simonetti Genova
Perché il presidente della Repubblica non ha convocato immediatamente l’ambasciatore tedesco per un chiarimento e per una reprimenda? Fosse capitato negli Stati Uniti o in Inghilterra ne avremmo viste delle belle! Forse il presidente Napolitano teme un aumento dello spread ?
Alberto Salmoiraghi e-mail
Egregio direttore, vorrei che i tedeschi vedessero la fotografia nella quale un loro «coraggiosissimo» soldato tiene sotto tiro un bambino obbligandolo a tenere le mani alzate. Mi dispiace di non avere sotto mano quella fotografia, ma spero che lei sia in grado di ritrovarla e sbatterla in faccia al direttore della rivista tedesca. Carlo Alberto Fratta e-mail
Hitler voleva conquistare l’Europa con i suoi panzer e ha perso. Oggi imperterrita la Merkel ci riprova con l’euro. Attacca l’Italia perché è mal condotta, è più facile ai sensi di colpa e perché nei detentori della ricchezza e nei giornalisti di quasi tutte le nostre testate si ha un valido appoggio per attuare tutto quanto la Germania comanda. Il disegno non è stupido, stupidi sono quelli che appoggiano questi giochetti progettati con le agenzie americane. Ma alla fine gli dei cadranno ancora!
Ruggero Aitoro Trieste
Direttore, ci voleva proprio. Era ora che qualcuno suonasse la carica! Sono stato deluso da Berlusconi che non ha attaccato in questo senso la Merkel mentre lei lo voleva morto!
Agostino Falcioni e-mail
Signor direttore, mi complimento con lei per la bella risposta che ha dato ai crucchi. Per me la cosa migliore da fare sarebbe smettere di comprare Volkswagen, BMW e Mercedes. È vergognoso vedere circolare in Italia più macchine tedesche che italiane. Facendo così facciamo del male a noi stessi, alla nazione, alle nostre industrie e ai nostri operai.
Angelo Cadossi e-mail
Finale Spagna ’82: Italia-Germania 3 a 1. Stielike dopo aver inveito contro il direttore di gara andò avanti cinque anni a raccontare che noi mafiosi avevamo comprato la partita. Il portiere strinse la mano a Pertini dopo circa due anni. mauriziopiersigilli Direttore, premetto che il mio fidanzato è un lettore del Giornale . Le faccio presente che sono tedesca e d’origine ebrea. Ieri il mio fidanzato mi ha segnalato il suo articolo, arrabbiato con il Der Spiegel . Allora in pausa pranzo sono corsa in edicola per comprarlo perché non potevo credere che un settimanale tedesco si fosse mai permesso di pubblicare una cosa del genere. Dopo aver letto l’articolo ben due volte sono rimasta scioccata, perché nell’articolo che lei cita non vi è traccia d’insulti o allusioni stupide verso gli italiani, e la parola razza non c’è da nessuna parte. Non può permettersi di paragonare la tragedia del Giglio con Auschwitz! Lo trovo molto grave.Scriverò anche all’ambasciatore italiano a Berlino perché vorrei sapere cosa ha letto e chi gli ha tradotto l’articolo. Niente è vero di quello che sta scrivendo lei e sono davvero disgustata. Legga! ifelsmann Non capisco chi autorizza i giornalisti a dire «noi italiani» e «noi tedeschi» e poi partire con una marea di cattiverie come se fossero i rappresentanti dei popoli! Creatori di dissidi; ciò che vogliono i poteri forti è proprio questo: mettere i popoli l’uno contro l’altro per arricchirsi. fantasy_rm Non mi meraviglio affatto di quanto scritto su Der Spiegel : fino a ieri i nostri «cari e sempre avvelenati giornalisti» delle varie testate italiche ( Repubblica in testa) non hanno fatto altro che imbeccare i loro colleghi d’oltralpe di notiziole ed apprezzamenti ingiuriosi rivolti al popolo italiano, quella metà che non la pensa come loro. Quegli stessi colleghi che si sentono ora autorizzati a fare altrettanto. L’amore ed il rispetto per il proprio Paese è un sentimento che non appartiene alla cultura dell’italico mondo debenedettiano e dintorni. Mi chiedo - ma non credo - se lo capiranno mai. I tedeschi invece sì: provate a toccargli la grande Germania!
Olga.Antonelli
Carissimi tedeschi, oggi noi siamo, grazie anche ai nostri antenati di duemila anni addietro, ricchi di storia e cultura, mentre voi allora
eravate nella foresta nera, rivestiti di pelli. E pur non essendo una razza, e neppure un popolo, ci sentiamo italiani, padani, o cispadani, guelfi o ghibellini, lombardi o veneti o piemontesi. Pierluigi Tenero e-mail
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