«Stop al decreto o l’agitazione durerà fino al 25»

Non si ferma la protesta degli avvocati contro il decreto Bersani sulle liberalizzazioni. Anzi, la categoria rilancia: se il governo non aprirà il confronto e non compirà un «netto intervento» sui contenuti del provvedimento nel senso indicato dai legali, lo sciopero sarà prolungato fino al 25 luglio. A decidere la radicalizzazione della protesta è stato l’Organismo Unitario dell’Avvocatura. Una sorta di ultimatum al governo: se per il 21 luglio, giorno in cui si terrà a Roma la manifestazione nazionale dell’avvocatura, non ci saranno state «significative, autorevoli e certe prese di posizione del governo» sulle questioni sollevate dagli avvocati, e dunque in assenza di un «netto intervento sul testo del decreto Bersani», sarà prolungata «l’astensione in corso per l’intera durata del dibattito parlamentare sul provvedimento censurato». Gli avvocati chiedono, innanzitutto, lo stralcio dal decreto delle norme sulla professione forense, che prevedono tra l’altro l’abolizione delle tariffe minime e il via libera alla pubblicità per gli studi professionali. E sono pronti ad affiancare la protesta con una loro proposta di riforma dell’ordinamento professionale, tra cui la proposta che la pubblicità debba essere «di tipo essenzialmente informativo, con divieto di pubblicità comparata».


Ma la scelta odierna rischia di spaccare il fronte degli avvocati: la critica apertamente l’Unione delle Camere penali, che rappresenta oltre ottomila avvocati penalisti e che con il suo presidente Ettore Randazzo parla di iniziativa «errata». «È in contraddizione con lo spirito unitario di questa protesta adottare iniziative all'insaputa delle altre associazioni».

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