Magari non sembra, quando se ne vedono alcuni rombare come se fossero a Daytona. Eppure tra  tutti gli utenti delle strade, una delle categorie più vulnerabili è proprio quella dei  motociclisti. Resi indispensabili dall'enorme traffico delle grandi città, moto e motorini  rappresentano spesso l'unica salvezza per chi deve andare al lavoro.  Eppure le strade sembrano  fatte apposta per metterli alla prova come e peggio di una Paris-Dakar: oltre alla notoria  distrazione di chi è comodamente seduto in automobile, il mondo delle due ruote deve  destreggiarsi tra buche che sembrano voragini, scivolosissime rotaie di tram, macchie d'olio e/o  organiche, pedoni spericolati che improvvisamente attraversano la strada eccetera. Questo per  non parlare della configurazione di strade, segnali stradali e degli stessi sistemi di sicurezza  montati sulle moto. 
Nel solo 2008  i motociclisti e i ciclomotoristi che hanno perso la vita sono stati in tutto  1.380. Ben oltre ottantamila (83.302) quelli rimasti feriti (ultimi dati Istat a disposizione).  Nel corso del 2009, nei soli week end, i morti sono stati invece 420 (fonte: Asaps,  sulla base  di dati distribuiti settimanalmente dal Servizio Polizia Stradale). 
Eppure, nonostante l'allarme sociale provocato dai dati, nell'ambito delle prove d'urto previste  dalla normativa europea e dalla legislazione italiana vigente per la verifica di conformità  relativa alla sicurezza dei dispositivi di protezione della circolazione, la categoria dei  motociclisti continua a non essere presa in considerazione. Nell'elenco dei test richiesti non  risultano infatti prove d'urto di motociclisti, e non sono considerati affatto indicatori  relativi agli effetti e al rischio di lesioni per i motociclisti stessi. Per colmare questa  lacuna e offrire una maggiore sicurezza in caso di incidente, si renderebbe necessaria  l'installazione di sistemi aggiuntivi per mitigare gli effetti dell'urto contro ostacoli in  generale, quali le barriere di sicurezza o ostacoli puntuali, come pali o supporti di cartelli.
Per ovviare alla lacuna normativa, l'UNI -Ente Nazionale italiano di Unificazione- sta mettendo  a punto un nuovo documento tecnico sui «Dispositivi stradali di sicurezza per motociclisti. Classi di prestazioni, modalità di prova e criteri di accettazione» destinato - una volta  concluso l'iter di approvazione - ad essere pubblicato come Rapporto tecnico UNI. Alla stesura  di questo documento hanno partecipato rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture e dei  Trasporti e di Anas, oltre che dei produttori, delle Università, delle Associazioni di categoria  e degli Organismi di certificazione.
Il Rapporto Tecnico definisce i requisiti, la classificazione e le modalità di valutazione e  accettazione di sistemi volti a migliorare la sicurezza passiva delle barriere di sicurezza  stradali e di ostacoli, nei riguardi di impatti di motociclisti. Tali sistemi hanno l'obiettivo  di mitigare gli effetti dell'urto di un motociclista che, caduto al suolo e separatosi dal  motociclo, scivola verso l'ostacolo. Il documento specifica quindi le prestazioni richieste e la  modalità di verifica di tali prestazioni.
La verifica è eseguita sperimentalmente per mezzo di manichini antropometrici che sono lanciati  e fatti urtare contro i sistemi da valutare in condizioni d'urto definite. La valutazione è  fatta attraverso l'elaborazione di misure eseguite per mezzo di tali manichini.
Il nuovo documento definisce i metodi e le condizioni di prova, le classi di prestazioni e i  criteri di accettazione delle prove d'urto.
Stop alla roulette russa delle "due ruote": presto nuovi parametri di sicurezza
Moto e motorini sono costretti a destraggiarsi tra le «distrazioni» di automobilisti e pedoni, buche come voragini, macchie d'olio, segnali stradali irti come lance. Parte lo studio delle norme tecniche che consentano di installare sistemi che mitighino gli effetti degli incidenti
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