Storace: «Sogno un Polo con Lega e Mpa»

da Roma

Per mesi ha alzato il livello dello scontro, vestendo i panni dell’ultimo dissidente, del contestatore solitario alla leadership di Gianfranco Fini. Un’escalation che molti immaginavano si sarebbe risolta in un nulla di fatto, nella tessitura di una ragnatela polemica tanto tesa quanto fragile e inconsistente, pronta a sfilacciarsi al primo segnale di pace lanciato dal leader. Invece Francesco Storace è andato fino in fondo, consumando uno strappo che ha sorpreso molti dentro Alleanza nazionale e ha lasciato di sasso anche i fedelissimi dello stesso ex governatore, spiazzati dal sonante e fragoroso affondo del loro ex compagno di tante battaglie. Battaglie, fino a quel momento, condotte sempre e comunque all’interno del partito.
A questo punto, si chiedono in molti, cosa farà davvero il vulcanico leader della Destra sociale, ora a capo del nascente movimento «La Destra»? Su quali truppe potrà contare? Con quali formazioni politiche tenterà di dialogare? E quali effetti produrrà il suo strappo dentro An? Per queste domande non esiste ancora una risposta scolpita nel granito.
La scissione, infatti, al momento equivale a un vero e proprio salto nel buio di cui nessuno è in grado di prevedere e valutare gli sviluppi, Storace in primis. L’unica certezza è che l’ex ministro della Salute si ritrova dentro una nuova avventura, desideroso di rimettersi in gioco e di rinascere a nuova vita politica, e farà di tutto per dimostrare di non essersi inflitto un suicidio politico ma, al contrario, di poter diventare un polo di attrazione per gli scontenti di An e, più in generale, per coloro che si dicono stufi del Palazzo.
Finora di adesioni ne sono arrivate pochine da parte di coloro che siedono all’interno dei gruppi parlamentari. L’unico che ha fatto il grande passo è stato Antonio Pezzella. Ma Storace si dice tranquillo. E segna tra i suoi atout le migliaia di mail e di fax che ha ricevuto in questi ultimi giorni. E il sondaggio effettuato da Ekma, che assegnerebbe a «La Destra» il 3,2% dei consensi, facendo così scendere per la prima volta An sotto il 10%, precisamente all’8,2%.
La possibilità che questi consensi si traducano in voti, naturalmente, è tutta da verificare. Ma Storace ribalta addirittura i termini del discorso. «Il dato del 3,2% è significativo ma quello elettorale credo possa essere superiore, visto che non esiste ancora un’organizzazione sul territorio. Per il momento il partito sono io. Il dato del 3,2, peraltro, mi sembra realistico, anche perché si accompagna al 6% della Lega. È un 10% antisistema o, come si diceva un tempo, nazionalpopolare. Un risultato a doppia cifra che potrebbe davvero spostare gli equilibri politici interni al centrodestra».
Il politico di Cassino, in questo senso, non nasconde di coltivare un’aspirazione politica precisa: stringere un accordo con Umberto Bossi. «Il mio sogno è un patto federativo con la Lega. Ci sono state conversazioni in tal senso. Si potrebbe aprire una partita interessante. Io, d’altra parte, credo in un movimento federale vero, contro la burocrazia. Con i voti di Forza Italia si potrebbe costituire un grande blocco anti-conservazione. E magari con noi, chissà, potrebbe venire anche Raffaele Lombardo che, come Nello Musumeci, è uno che sa fare politica e prendere voti. A quel punto le tentazioni neo-centriste cesserebbero di esistere».
Alla mancata migrazione degli «storaciani» che siedono in Parlamento verso la sua nuova creatura, il senatore laziale replica con un atteggiamento di paziente attesa: «Ho il dovere di dare tempo a tutti per la riflessione. Anche i miei colleghi e amici ricevono lettere, e-mail e incassano le sollecitazioni della gente. Verranno, verranno. Alcuni prima, alcuni dopo. L’importante è che capiscano che io non voglio stare alla destra di An: io voglio stare al posto di An». Storaciani a parte, il resto del partito guarda allo strappo ostentando dispiacere o indifferenza.

Qualcuno esorcizza coniando battute: «Ehi, lo sai che Fini passa con Storace?». E molti liquidano la scelta dell’ex collega come un suicidio politico. Ma Storace, senza scomporsi, replica: «Un suicidio? Lo sarebbe stato se fossi rimasto nel partito a vegetare».

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