Storia del ’68 da «Electra Glide» a Bellocchio

da Roma

Chiedete a Carlo Freccero del suo rapporto col Sessantotto e vi risponderà citando Foucault, Althusser, soprattutto Kant. Mai Marx. Quella mitica o nefasta stagione (dipende dai punti di vista), la sintetizza così: «Quando si pensava di cambiare il mondo, non di subirlo». Ma poi, brandendo una frase di un suo saggio per MicroMega, precisa: «A ben vedere gli unici punti fermi della vita di oggi sono i bersagli della critica del Sessantotto: Dio, Patria, Famiglia. Persino il Potere, ossessione dal pensiero politico di allora, non è più sinonimo di sopraffazione, bensì di sicurezza per i cittadini. Un intero ciclo si è consumato e, dopo innumerevoli perizie, siamo ritornati al punto di partenza: a Prima della rivoluzione» (dal titolo di un film di Bertolucci).
Freccero, a capo di RaiSat, pilota la sua dragamine come fosse una corazzata. Pensa in grande, nonostante i fondi risicati. L'uomo è fatto così: immaginifico, estroverso, situazionista, ma anche pragmatico, attento ai conti e ai contatti. Dovendo - volendo - misurarsi con il quarantennale del Sessantotto, ha messo in piedi una sorta di work in progress all'insegna dello slogan «Vivi la tua vita». Titolo in codice, per palati fini: Vivre sa vie, infatti, è il titolo di un venerato film di Godard, 1962, da noi Questa è la mia vita. E chi meglio del regista di Godard, guru della Nouvelle Vague, può incarnare per Freccero lo spirito e la creatività di quegli «anni formidabili?».
Proprio il noir esistenzialista con Belmondo ha inaugurato martedì scorso, su RaiSat Cinema (canale 322 di Sky), l'omaggio al Sessantotto che si srotolerà nelle intenzioni ben oltre il maggio 2008, arricchendosi via via di film, divagazioni e sorprese. Con una discriminante, sacrosanta: «Niente talk-show museali affollati di reduci con trenta chili in più, pochi capelli e il colesterolo alle stelle. Non parlatemi di Capanna e di katanga. Non voglio che ci sia l'oggi. Ci siamo tutti conservati male, per dirla con Nanni Moretti». Sulla faccenda, aggiunge, la pensa come Sofri: «Non bisogna vantarsi né di averlo fatto né di non averlo fatto». Lui l'ha fatto, però: a Genova. Aveva giusto vent'anni, e il potere da scardinare era rappresentato dal Pci, mica dalla Dc.
Naturalmente, la serie messa in cantiere ha dovuto misurarsi con limiti di budget e difficoltà di reperimento. Ogni film costa a RaiSat 6.000 euro, neanche Raicinema ha fatto sconti. Domenica e lunedì prossimi passeranno alle 21 le prime due parti di La meglio gioventù, acclamata fiction d'autore. Ma non ci vuole molto a capire che per Freccero questa «idea biografica di una generazione» nasce altrove: da film come Conoscenza carnale (martedì 22), Electra Glide, Gli amici di Georgia, Cinque pezzi facili, Alices's Restaurant, solo per dirne alcuni.

Poi, certo, ci saranno il Bellocchio di La Cina è vicina e il Bertolucci di The Dreamers; e però «è il senso fortissimo del nulla» a innervare l'omaggio, nella speranza che Sky metta a disposizione alcuni dei titoli desiderati. Punto zero e Apocalypse Now, ad esempio.
«Ma un povero come può scambiare qualcosa con un ricco?», sorride Freccero, un po’ evangelico, un po’ no.

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