(...) si sono ripromessi di affrontare questa mission impossible di sintesi che è stata appena pubblicata da Piemme. E ce lhanno fatta, andando a scovare persino delle chicche che magari conoscono giusto i tifosi accaniti, e comunque sempre riferendosi a episodi legati alla loro squadra del cuore. E così chi a Genova crede che la rivincita a scopone prima e dopo le partite sia unusanza inventata da Riccardo Garrone e Aldo Spinelli, deve sapere che prima di uno Juventus-Inter che valeva il campionato, il tecnico bianconero Marcello Lippi disse: «Mi piace pensare di giocarmi il campionato con un amico. Perché questo è Gigi Simoni. Ricordo le partite a carte prima del derby, quanderavamo ragazzi, lui al Genoa, e io alla Sampdoria. Magari una scopetta potremmo farcela domenica sera, chissà...»
Genoa e Samp. Già, una pagina fondamentale del calcio italiano. Anzi, molte pagine. A giudicare dalle citazioni nel libro di Celi e Catania.
I primi portoghesi? A Genova. Se qualcosa è accaduto per la prima volta nel calcio italiano è facile che la si debba andare a leggere sulle cronache genovesi. E il primissimo riferimento in ordine cronologico è datato 1898. I tornelli non cerano ancora, ma i seggiolini numerati sì. E anche i «portoghesi». Era il 6 gennaio «quando a Ponte Carrega (sobborgo nei pressi di Genova) si disputò un incontro tra il Genoa e il Football club Torino, al quale assistettero centonovanta spettatori: centocinquantaquattro su sedie numerate e affittate a una lira ciascuna. altri ventitré a tariffa ridotta, mentre i restanti tredici si erano introdotti a sbafo.
Anatroccolo donore. Nella «leggenda», secondo gli autori, è anche entrato uno striscione che oggi non avrebbe rivali nelle classifiche proposte da «Striscia la notizia». La partita del 29 aprile 1990, un Genoa-Ascoli di scarso interesse, verrà ricordata per quel «Doriane tranquille, Pato non parla», che campeggiò nella Nord pochi giorni dopo larresto di Carlos «Pato» Aguilera con laccusa di favoreggiamento della prostituzione. Un messaggio di sottile ironia per «anticipare i prevedibili sfottò dei cugini doriani, i ciclisti come li chiamano quelli del Genoa, dileggiandoli per la maglia blucerchiata con quelle strisce orizzontali che ricordano appunto le divise dei corridori su due ruote».
Manette negli spogliatoi. Unaltra primizia, tutta in rossoblù. Quando la giustizia spettacolo non era ancora (a parole) condannata, la guardia di finanza venne incaricata di fare una retata negli stadi italiani. E molti calciatori uscirono in manette, accusati di essersi comprati e venduti le partite, sulle quali molti di loro avrebbero anche scommesso. Era lo scandalo del 1980, scatenato da Trinca e Cruciani, due scommettitori romani. Quello dei Paolo Rossi e dei Bruno Giordano, degli Enrico Albertosi e dei Giuseppe Savoldi. In manette, da Marassi a Marassi, passò Sergio Girardi, portiere del Genoa, la cui foto fu tra le più pubblicate da tutti i quotidiani. Lo scandalo finì con le amnistie e con la vittoria Mundial dell82 a suon di gol di Pablito. «Tra le squadre citate da Cruciani, non si addebitò nulla invece alla Juventus - scrivono gli autori del libro - che ne uscì intonsa». Per completezza di cronaca, anche Girardi e il Genoa vennero scagionati dalla giustizia sportiva e ordinaria, ma intnato il Grifone finì il campionato con il portiere di riserva Cavalieri, ricorrendo in tre partite al «primavera» Vavoli, e convocando anche il baby Biato, che sarà titolare in molte squadre qualche anno dopo.
Il derby degli assegni. E la Sampdoria? Cè, cè. Così come le sue antenate. Un anticipo di derby, giocato non in campo ma in banca, ci fu già nel 1912. «Genova partorì il calcio in Italia - si legge a pagina 118 -. E nel 1912 il Genoa poteva vantare già sei scudetti, ma non poteva perdere di vista quellAndrea Doria in cui giocavano i due fenomeni Sardi e Santamaria». Geo Davidson, presidente del Genoa li notò e provò a ingaggiarli. Un assegno da duemila lire (mille a testa) li convinse al volo, ma Sardi e Santamaria andarono a cambiarlo in una banca dove lavorava un socio dellAndrea Doria. Che prese tempo, fece una fotografia dellassegno e la spedì in Federazione protestando «contro il leso dilettantismo». Finì in nulla. Ma come primo derby non fu certo senza polemiche.
Polvere di stelle. Il libro arriva proprio alloggi. E se non fa in tempo a citare la richiesta di squalifica della procura antidoping, certo non dimentica Francesco Flachi, «lultimo tra i giocatori di una certa notorietà a cadere nella rete dei controlli». E una citazione va anche a Saadi Al Gheddafi, il figlio di papà Gheddafi, che ora veste blucerchiato ma che dopo un Perugia-Reggina del 5 ottobre 2003 risultò «non negativo» al nandrolone «nellunica comparsata sulla panchina degli umbri».
I «camei» di oggi.
Ma in «Tutto il marcio minuto per minuto», naturalmente, cè di più.
(1 - continua)
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.