Franco Ordine
Che bella Milano destate, gli occhi di Marcella per aria rivolti al soffitto della Galleria e il ricordo della messa in Duomo con tutta la famiglia. È una delle scene che incalzano a metà del romanzo ambientato nellestate del 2000: sembrerebbe il racconto stregato di unaltra Milano da bere, appena uscita dal tunnel di Tangentopoli, e invece è soltanto lo sfondo suggestivo del libro firmato da Adele Marini, titolo didascalico «Milano solo andata» per i tipi fratelli Frilli editori, genere assai in voga, noir.
Attraversare, sulla scia della protagonista, Marcella, una giovane insegnante di scuola media, la città assediata nel mese di luglio dal caldo e dal traffico insopportabili è un curioso piacere, inseguirla nelle pratiche realizzate per ricostruire la propria identità dopo la morte dei genitori adottivi con il ricorso alla trasmissione di Raitre Chi lha visto? è una tecnica vincente che «acchiappa» il lettore fino al colpo di scena conclusivo, ai rapidi spostamenti sul lago di Lugano e alle scoperte degli intrecci, col passato riannodato nel primo capitolo del romanzo, una strage di mafia avvenuta nella lontana Sicilia, dalle parti di Catania.
Adele Marini, giornalista, milanese, sposa di un giornalista dedito al calcio, specializzata in cronaca nera e giudiziaria, si muove con grande abilità in un territorio conosciuto alla perfezione. Chi frequenta ogni giorno le sala stampa di questura e tribunali maneggia con la cura necessaria delitti e intrecci, ricostruzioni che spesso scavalcano a sinistra la fantasia. Per evitare imprecisioni, nella circostanza, la Marini si è avvalsa della collaborazione decisiva di un tecnico dellinvestigazione, Alberto Sala, ai tempi ispettore capo della squadra mobile della questura di Milano, una volta collaboratore al fianco del Di Pietro pm e perciò esperto del settore.
Uno riferisce allautrice di «Milano solo andata» sulle modalità per la protezione di un testimone e laltra, a piene mani, inserisce la descrizione meticolosa di dettagli e procedimenti dentro il racconto, come quadri dautore alla pareti della casa; uno racconta di qualche delitto finito sul suo tavolo negli anni vissuti da «sbirro» a Milano e laltra, Adele Marini, lo trasforma in un intrigo da aggiungere allo schema del romanzo, già preparato dieci anni prima, rimasto nel cassetto e poi restituito alla luce con cambiamento dello sfondo (non più Roma ma Milano, capitale dichiarata del noir).
Ne viene fuori, alla fine, una splendida cavalcata colma di colpi di scena e anche di raffinati stati danimo, di piccole e grandi emozioni che si confondono con la cruda realtà di una storiaccia piena di vittime, sangue, eredità contese e amori che si dissolvono.
Persino la partenza della protagonista da Milano è un vero colpo al cuore del lettore: comè bella Milano, destate.
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