Félicette, storia di una gatta nello spazio

La storia di Félicette, la prima gatta che ha viaggiato nello spazio e che il mondo ha stranamente dimenticato

Félicette, storia di una gatta nello spazio

Nel 1952, molto prima dello Sputnik e del leggendario volo della cagnetta Laika, un poeta scozzese e un illustratore statunitense immaginarono la fantasiosa storia in cui un piccolo e curioso gattino grigio, che non aveva alcuna paura di volare, finisce per accompagnare un tale capitano Stone nel programma segreto che viene portato avanti in una fantomatica stazione sperimentale allestita nel bel mezzo del deserto. Il gattino, che riceve il nome di Flyball, finirà a vestire la piccola tuta pressurizzata fatta su misura per lui dal padrone che volerà su un razzo spaziale diretto niente meno che sulla Luna.

Nessuno allora poteva immaginare che nel giro di pochi anni sarebbe spettato proprio agli animali l'onere di sperimentare per primi il viaggio verso i limiti sconosciuti dello spazio. E che tra loro, nell'ottobre nel 1963, sarebbe stato scelto proprio un gatto. Anzi, un'astrogatta per essere precisi. Una piccola gatta bianca e nera che ha segnato la storia nell’esplorazione spaziale e nonostante fosse nota agli scienziati selezionatori con il semplice codice C341, rispondeva al nome di Félicette.

Gatti alla conquista dello spazio

La scelta di inviare un gatto nello spazio, che non viene annoverato per natura tra gli animali più ubbidienti del mondo, è frutto della decisione di un gruppo di scienziati del Centro Francese per l'Educazione e la Ricerca in Medicina Aeronautica, il Cerma, che all'inizio degli anni '60 erano decisamente interessati a capire come il sistema vestibolare di un gatto, che gli consente di mantenere l'equilibrio sulla Terra, potesse reagire in condizioni di microgravità. Per questo, nel 1963, il Cerma selezionò 14 gatti potenzialmente idonei per la missione. La maggior parte di loro erano dei trovatelli recuperati nelle strade di Parigi. Tra loro, solo le gatte femmine vennero scelte per portare avanti il programma, dato il loro temperamento generalmente più calmo.

Sembra assurdo dirlo, ma dopo un’attenta selezione, alcune di loro furono sottoposte a due mesi di "addestramento da astronauta" per essere preparate al volo suborbitale che prevedeva il lancio su un razzo che doveva superare un’altitudine di 100 km, il cosiddetto "limite dello spazio".

Secondo i piani missione, la capsula con il gatto all'interno si sarebbe staccata dal razzo, permettendo al felino di sperimentare alcuni minuti in assenza di gravità prima di rientrare sulla Terra. L'intero volo sarebbe durato circa 15 minuti, e il gatto sarebbe stato assicurato in un alloggiamento appositamente progettato per mantenere una posizione sdraiata.

Data la difficoltà dei gatti a rimanere fermi, gli esemplari più tranquilli e docili passarono una ulteriore selezione che non troppo diversa da quella che sarebbe spettata ai futuri astronauti e cosmonauti. E alla fine tra le sei prescelte, una gatta bianca e nera venne selezionata per il grande giorno. Il suo codice identificativo era C341, pesava 2,5 kg e la sua estrema tranquillità l'aveva resa la candidata perfetta.

Il grande giorno di Félicette l'astrogatta

Fu così che il 18 ottobre del 1963, una gatta tranquilla trovata che fino a poco tempo prima si aggirava nelle strade di Parigi e sarebbe passata alla storia come Félicette, intraprese uno straordinario viaggio come parte essenziale del programma spaziale francese.

Alle 8:09 del mattino, un razzo derivante dalla famiglia dei vettori Aggregat sviluppati al professor Werner Von Braun impiegati durante la seconda guerra mondiale, il Véronique AG1, spiccò il volo verso i limiti dell'atmosfera terrestre con a bordo la piccola Félicette. Alloggiata nella sua capsula e tenuta ben stretta come un vero astronauta. Raggiunse un’altitudine di 157 chilometri, entrando così ufficialmente nello spazio e diventando l'unica gatta spaziale della storia.

Il tempo di permanenza di Félicette nello spazio fu limitato a circa cinque minuti, sopportando una forza di accelerazione fino a 9,5 G, quasi il doppio rispetto a quanto sperimentato dagli astronauti delle missioni Apollo durante il volo verso la Luna. Appena nove minuti dopo il lancio, l'apertura del paracadute nella fase di discesa e il ritorno sulla terra della capsula trovò l'astrogatta in perfette condizioni di salute. Sopravvissuta al lancio, al volo e alla fase di rientro, venne localizzata del deserto algerino e recuperata da un elicottero Alouette dell'Aeronautica francese. Appena l'ufficiale aprì la capsula, sentì deciso miagolio. Sfortunatamente non sopravvisse alla successiva fase del programma stabilito dagli scienziati del Cerma, che furono costretti a eutanizzare la coraggiosa gatta spaziale.

A differenza della leggendaria Laika lanciata nello spazio dai sovietici, Félicette era tornata sana e salva, ma il suo destino non fu essenzialmente diverso. Per molti, un sacrificio inutile.

Quando nel 1952 uscì quel libro per bambini, Space Cat, una piccola poesia era al termine del volume. Accanto all'immagine di un gatto, il protagonista, che privo di scafandro da astronauta osservate il cielo convinto. Diceva: “The Moon is only the start, Says Flyball the flier. We’ll reach the stars yet. Going higher and higher, We’ll voyage right round space To the ends of the sky. Oh, no one ever can guess How far we will fly!“.

Félicette, a differenza del gatto di fantasia chiamato Flyball, non era arrivata sulla Luna.

Ma aveva gettato delle piccole basi affinché l'uomo raggiungesse lo spazio, e di là volasse sempre più in altro. Fino al suo grande obiettivo. Onorando il celebre adagio che invita a "Puntare sempre alla luna. Male che vada potrai dire di aver vagato tra le stelle".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica