Quei soldati a cavallo per vendicare gli attentati dell'11 settembre

Soldati a cavallo contro i talebani a bordo di vecchi tank sovietici catturati nell'ultima battuta d'arresto di un impero in Afghanistan. I primi yankee mandati a vendicare gli attentati di Al Qaeda sfidarono il destino

Quei soldati a cavallo per vendicare gli attentati dell'11 settembre
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Sulle ceneri delle Torri Gemelle ridotte a Ground Zero dall'attentato terroristico che ha cambiato la nostra epoca, la statua equestre di un soldato moderno è posta a memoria dell'impegno della Cia e delle Forze speciali americane che, all'indomani dell'11 settembre, entrarono in azione per vendicare la morte di quasi tremila anime. Un monumento in ricordo di un'azione straordinaria.

Il piano per vendicare l'attacco terroristico lanciato da Al Qaeda venne messo a terra immediatamente. Solo otto giorni dopo una piccola squadra di operatori della divisione armata della Cia venne inviata nella valle afghana del Panjshir attraverso l'Uzbekistan con l'obiettivo di "trovare e accordarsi con i mujahideen del Nord" che "avrebbero dovuto appoggiare una guerra contro Al Qaeda". Gli emissari dei servizi segreti americani, arrivati su un elicottero civetta di fabbricazione sovietica con appresso tre milioni di dollari in contanti che dovevano permettere ai capi dei mujahideen di "pagare le loro truppe e di convincere altre tribù a radunarsi e combattere il nuovo nemico numero uno degli Stati Uniti", erano solo la prima parte di una missione che doveva "aprire la strada" a piccoli contingenti d’élite delle forze speciali dell'Us Army: i famosi Berretti Verdi.

Tra questi, 12 uomini inquadrati nell'Oda 595, o Operational Detachment Alpha 595, rimasero nella storia per essere l'unità che mise per prima i "boots on the ground" in Afghanistan, arrivando sugli elicotteri neri del 160th Soar e proseguendo la loro missione in sella a possenti cavalli afghani. Gli stessi che erano a andati a cercare all'inizio del Grande Gioco quel tal William Moorcroft, veterinario, avventuriero, emissario della Compagnia delle Indie e improbabile spia.

Dotati di mappe stampate per uso turistico dalla National Geographic e poche informazioni d'intelligence, vestiti di abiti locali, scuriti dal sole e dalla polvere, con turbanti in testa per mimetizzarsi tra i mujahideen "come dei moderni Lawrence d’Arabia" esperti in operazioni di guerra non convenzionale e azioni di guerriglia, i soldati a cavallo mandati da Washington a gettare le basi per la guerra al terrorismo, futuri leggendari Horsemen dei Berretti verdi che verranno scolpiti nel bronzo ad eterna memoria, tagliarono le valli della tomba degli imperi che aveva visto sconfitti i soldati di Sua maestà britannica, quelli dello Zar, e quelli dell'Unione Sovietica, per unirsi alle migliaia di miliziani uzbeki e afgani reclutati dalla Cia per trovare i capi di Al-Qaeda e consegnare le loro teste in un cesto. Come avrebbe fatto un khan due o tre secoli prima.

Con l'ampliarsi delle operazioni e l'arrivo della vera cavalleria, gli operatori dell'Oda 595 indossarono nuovamente l'uniforme mimetica e i loro boonie hats al posto dei pakol afgani. Nel frattempo erano diventati dei cavalieri esperti: in parte per merito della loro forza di volontà e adattamento, in parte perché il loro comandante, il capitano Mark Nutsch, potè impartire a tutti lezioni di equitazione "accelerate", essendo cresciuto in un ranch in Kansas.

Dal 2011 l'America’s Response Monument, commissionato da un gruppo di anonimi banchieri di Wall Street, e rappresentante un "soldato a cavallo" delle Forze speciali che furono tra le prime a partire per gettare le basi dell’Operazione Enduring Freedom - iniziata nell’ottobre 2001 e terminata formalmente nel dicembre del 2014 - ricorda a chi visita il memoriale del Groud Zero la tempra degli uomini che risposero alla chiamata della Nazione per vendicare le vittime di un terrorismo che mai prima di allora aveva colpito così duramente sul suolo americano.

Il vertice di Al-Qaeda, Osama Bin Laden, venne eliminato nel 2011 dal Team 6 dei Navy Seal dopo essere stato localizzato in un caseggiato ad Abbottabad, in Pakistan. Sotto il nome della statua di bronzo appare la scritta "De Oppresso Liber", motto dei Berretti Verdi.

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