Storia

Salvador Allende, il Cile e la prima guerra ibrida totale

Per gentile concessione della casa editrice Castelvecchi pubblichiamo un estratto del nuovo libro di Emanuel Pietrobon, Kissinger contro Allende. La storia del golpe del secolo

Salvador Allende, il Cile e la prima guerra ibrida totale

Oggi, 11 settembre, negli Stati Uniti è il momento del cordoglio per i drammatici attentati del 2001. In Cile, dal 1973, in questo stesso giorno la nazione si raduna per ricordare l'esperienza traumatica della dittatura pinochetista e la sua prima vittima, Salvador Allende.

1969. La dottrina Monroe è in crisi. Operazioni militari convenzionali, come l’invasione della Baia dei Porci, e guerre ibride, come l’operazione Mongoose, non sono riuscite ad abbattere il regime rivoluzionario cubano. Sul resto dei Caraibi è scesa l’ombra dell’insurrezione antiamericana, come evidenziato dalla nascita delle Forze armate di liberazione nazionale di Portorico e dalla guerra civile in Repubblica dominicana. Il ritorno di fiamma delle guerre delle banane della United Fruit Company, che nel 1954 ha rovesciato la presidenza Árbenz col supporto della Central Intelligence Agency e dell’inarrivabile psico-stratega Edward Bernays, ha trascinato il Mesoamerica in una guerra civile transnazionale. E in Sudamerica resiste il peronismo in Argentina e avanza pericolosamente il socialismo in Cile.

È necessario scrivere del 1969, oltre che del 1823, per arrivare al fatidico 1973. Il 1969 è l’anno in cui Henry Kissinger, una promessa della strategia e della diplomazia di origini tedesche, viene nominato Consigliere per la Sicurezza nazionale dal neoeletto presidente Richard Nixon.

Su Kissinger, esperto di storia delle relazioni internazionali e di creativi machiavelli, ricadono diverse responsabilità, tra le quali la gestione della ritirata dal Vietnam, la manipolazione delle frizioni tra Mosca e Pechino, la prevenzione di una seconda Cuba in America Latina. È un sostenitore della teoria dell’effetto domino, per la quale spinta una tessera, cadono tutte le altre, che approfondisce, proprio quell’anno, formulando la tesi della “connessione” (linkage).

Se la teoria del domino spiega perché sia essenziale impedire l’instaurazione di un secondo governo comunista nelle Americhe, giacché altri seguirebbero e gli Stati Uniti rischierebbero di trovarsi circondati, la tesi della connessione propone l’esistenza di più domini interrelati all’interno di un grande disegno. Le implicazioni sono paradigmatiche: se cadesse una tessera in una qualsiasi parte del pianeta, la logica del sistema di connessioni sarebbe in grado di produrre un’onda d’urto fino a Mosca.

Il Cile, data la coincidenza delle elezioni presidenziali del 1970, vinte da una coalizione di sinistra guidata da Allende, sarebbe diventato il laboratorio in cui sperimentare la validità delle tesi kissingeriane. Un laboratorio destinato a fare scuola alla posterità.

In Cile, fra il 1970 e il 1973, nel doppio contesto della difesa della dottrina Monroe e della sperimentazione della teoria della connessione, Kissinger avrebbe dato sfogo alla sua creatività distruttrice, attingendo al bagaglio di conoscenze e insegnamenti delle tre più importanti guerre coperte degli Stati Uniti a lui precedenti – operazione Ajax, operazione PBSUCCESS e operazione Jakarta –, nel perseguimento di un obiettivo: sconfiggere Allende per vincere la Guerra Fredda.

Il Cile, durante il triennio più cupo della sua esistenza, sarebbe dunque diventato un laboratorio di due esperimenti contrapposti: la conversione al socialismo per tappe, la conduzione di una «guerra ibrida totale». E i punti deboli del primo sarebbero stati la linfa vitale del secondo.

Entro il 1973, dopo soli tre anni di attività destabilizzative, il Paese più politicamente stabile, socialmente coeso ed economicamente avanzato dell’America Latina sarebbe stato «condotto alla guerra civile, frammentato in opposti estremismi e portato ad una condizione quasi precapitalistica», con l’aiuto di banche multilaterali, gruppi terroristici, organizzazioni internazionali, Paesi occidentali e latino-americani, speculatori finanziari e stampa.

L’epilogo della prima guerra ibrida totale della Storia, nome in codice FUBELT, avrebbe comportato l’arresto dell’avanzata rossa in Sudamerica e gettato le basi della rimonta degli Stati Uniti sull’Unione Sovietica. L’11 settembre 1973 il capitalismo prevaleva sul socialismo. James Monroe aveva la meglio su Bolívar. Il destino manifesto della Città sulla collina si imponeva sulla raza cósmica. E Kissinger vinceva una delle partite più ardue della sua vita, in tempo per il centocinquantesimo anniversario della dottrina Monroe, quella contro Allende.

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Allende morì senza capire né il gioco né la posta in gioco. Morì perché, forse colpito dalle trame destabilizzatrici della United Fruit Company in Guatemala nel 1954, pensò che il Cile fosse la vittima di una campagna di aggressione da parte delle corporazioni multinazionali. Non era così. Il Cile non era il Guatemala: il rame valeva per Washington molto più delle banane, personalità e idee rendevano Allende realmente pericoloso – a differenza di Árbenz –, ed era, soprattutto, un’epoca diversa. Era sempre Guerra Fredda, come negli anni Cinquanta, ma gli Stati Uniti dovevano rifarsi per la disfatta vietnamita, fermare l’avanzata rossa nelle Americhe e inviare un potente segnale al loro intero blocco bisognoso di un richiamo all’ordine.

A Santiago, l’11 settembre 1973, ebbe luogo il golpe del secolo. E chi non comprese né le origini né le profonde ragioni di quell’evento, come Aldo Moro in Italia, pagò con la vita per aver provato a seguire le orme del presidente cileno. Allende doveva cadere perché l’America restasse in piedi e riprendesse il fiato necessario per combattere – e vincere – gli ultimi due round con l’Unione Sovietica, che sarebbero iniziati di lì a breve nei moli di Danzica e negli altipiani del Paropamiso. L’11/9, in quel di Santiago, erano state gettate le fondamenta del 9/11 di Berlino.

La Storia avrebbe dato ragione a Kissinger: il mondo è un enorme puzzle in cui tutto è connesso.

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