Le storie che hanno scioccato gli inglesi

Vietata l’eutanasia e vietata l’assistenza al suicidio. Questo dice la legge britannica. E prevede che chi aiuta un malato a uccidersi sconti una pena fino a un massimo di 14 anni di carcere. Eppure l’Alta Corte ha stabilito di recente che la disposizione va ignorata e che un ufficiale sanitario deve tener conto del desiderio «esplicito» di un paziente di non prolungare la sua vita se gravemente malato. Contraddizioni, insomma. Che qualcuno preme perché vengano sciolte considerati due recenti casi che hanno fatto parecchio discutere. L’ultimo ha riguardato Peter e Penelope Duff (foto in basso a destra). Ottant’anni lui, settanta lei. Peter, miliardario, soffriva di cancro al colon, Penelope di una rara forma di tumore gastrointestinale. Venerdì hanno deciso entrambi di andare a morire nella clinica svizzera Dignitas di Zurigo.
Prima di loro aveva scioccato la Gran Bretagna la storia della giovane promessa del rugby Daniel James (foto in basso al centro). Paralizzato dalla metà inferiore del corpo a causa di un incidente, Daniel non era un malato terminale. Eppure ad appena 25 anni ha deciso di recarsi in Svizzera, sempre nella clinica Dignitas, e porre fine alla sua vita. I genitori lo hanno accompagnato nel suo viaggio verso la morte dopo diversi tentativi di suicidio da parte del figlio. Daniel È morto il 12 settembre 2008.

Sarebbero almeno un centinaio gli inglesi che hanno scelto la struttura per aggirare la legge. I sondaggi dicono che l’86% dei britannici è favorevole al suicidio assistito e il 56% dei medici è disponibile a praticare l’eutanasia.

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