Le storie di «Ten» un programma da dieci in pagella

Fermi tutti, c’è in onda il più bel programma dell’anno. Si chiama Ten, dieci. E racconta dieci storie di dieci idoli dell’autore, il regista e sceneggiatore Massimiliano Bruno.
A questo punto, sarebbe legittimo - e ci starebbe tutto - un chissenefrega. Nel senso che è legittimo che Massimiliano Bruno, come chiunque, abbia i suoi idoli, ma è altrettanto legittimo che se li tenga a casa sua, coi poster appesi al muro e le videocassette nel videoregistratore. Meno probabilmente, i Dvd nel lettore, visto che in genere si tratta di personaggi dell’epoca pre-Dvd: Ayrton Senna, John Belushi, Barbarella, Diego Armando Maradona, Eddie Vedder che è il leader dei Pearl Jam, Sandokan, il subcomandante Marcos, Totò, Nelson Mandela e Brigitte Bardot.
Ma il bello del programma sta proprio qui. Nel fatto che i dieci idoli di Massimiliano Bruno, in realtà, raccontano una generazione, quella dei quarantenni, e servono a rileggere un’epoca. Soprattutto, tutto questo avviene senza politicizzazione: anche Marcos, che si presterebbe, viene raccontato da Bruno come un ologramma, il santino di una generazione, inafferrabile, eroe per definizione senza che nessuno sappia nemmeno se esiste. E gli eroi, per definizione, son tutti giovani e belli.
Bruno ce ne mette del suo. Perchè, con una voce e un ritmo che inizialmente sembrano assolutamente antiradiofonici, monta invece una trasmissione calda, coinvolgente, di un’affabulazione che conquista. Contrappuntata, per di più, da una colonna sonora forse scontata per il tema di cui si parla, ma assolutamente appropriata al racconto. Provare per credere: le ultime cinque puntate vanno in onda da domani a venerdì alle 19,50 su Radiodue, le altre potete scaricarle in poadcast dal sito www.radiodue.rai.it e ne vale la pena.


Da tempo, dai racconti di Giordano Bruno Guerri o di Diego Cugia, scovati da Sergio Valzania, non sentivo in radio una capacità di raccontare e di coinvolgere simile. E la scoperta di Massimiliano Bruno è la firma d’autore del direttore di Radiodue Flavio Mucciante su una rete con un’identità sempre più forte. Voto, dieci. Anzi, Ten.

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