«Ritenuto che Giovannino Guareschi risulti essere lo scrittore italiano più tradotto nel mondo, e che la sua capacità è stata quella di farsi capire e sentire da tutti con la sua attenzione ai valori umani, caratteristica dei grandi scrittori, e che la sua figura possa costituire anche per le giovani generazioni un esempio di fedeltà alle proprie idee e convinzioni».
Sono queste, alcune delle motivazioni che hanno spinto il consigliere comunale di Forza Italia Emanuele Basso, a presentare ieri pomeriggio negli uffici di palazzo Tursi, la mozione che chiede di dedicare una strada o una piazza allo scrittore, e a promuovere un convegno che ne illustri il ricordo e l'attualità. L'iniziativa - nata nell'ambito di un incontro organizzato lo scorso maggio dal Circolo Idee in Libertà, che ha proposto un commovente ricordo di Guareschi - trova il consenso di molti cittadini che hanno raccolto centinaia di firme per onorare la memoria dello scrittore.
Durante il convegno, è infatti partita spontanea l'adesione all'iniziativa del Circolo culturale (presieduto da Mariagrazia Gammarota), che ha permesso di raccogliere 270 firme, regolarmente allegate alla mozione presentata ieri in Comune.
«A cento anni dalla sua nascita e a 40 dalla sua morte, la figura di Giovannino Guareschi giornalista, romanziere, polemista, commediografo, autore radiofonico umorista e grafico non può che meritare attenzione - spiega il consigliere Basso -. È qualcosa di più dei suoi personaggi: Don Camillo e Peppone. Era e resta un uomo libero. Non aveva schemi precostituiti alle spalle; operò in piena libertà di spirito, affrontando con coraggio ogni genere di regime e di oppressione. Non essendosi piegato a nessun schema ha pagato con la messa nell'oblio. Nel dimenticatoio, insomma».
Eppure Guareschi può vantare un curriculum degno di nota: i personaggi del Mondo Piccolo, Don Camillo e Peppone sono assai conosciuti; è forse il giornalista (insieme a Indro Montanelli) che ebbe più influsso sulla società politica e civile della prima metà del 900. «Internato Militare Italiano» (Imi) nei campi di concentramento nazisti negli anni 1943/45, contribuì a tenere saldi i valori morali e sociali in quegli anni che lo scrittore definì «la società democratica». E ancora giornalista e polemista scrisse su il Bertoldo, Candido, Oggi, la Notte e il Borghese; fu grafico e vignettista, ma anche romanziere (La scoperta di Milano; lo Zibaldino; Il destino si chiama Clotilde; Il marito in collegio; Il Diario Clandestino), commediografo e autore radiofonico (famosi i radiodrammi: «Signori entra la corte»).
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