Cronache

Una strada in mezzo alla scuola fa litigare Sant’Ilario

Una strada in mezzo alla scuola fa litigare Sant’Ilario

La strada che dovrebbe attraversare il podere dell’istituto agrario Marsano a Sant’Ilario sta per scatenare una nuova polemica. Perché il Comune mica s’è arreso. La giunta, con la proposta dell’assessore Mario Margini, insiste per far passare l’asfalto proprio nel mezzo dell’orto della scuola. La scusa, ufficialmente, è quella di riuscire a raggiungere con la strada gli abitanti (in parte anziani) di un borgo che sta a ridosso del Marsano. Un fine nobile e giusto, che potrebbe a buona ragione zittire la voce di chi mugugna. Ma che purtroppo sembra quantomeno poco credibile. «Il paese è sopra la scuola, fa sapere Paolo Sassetti degli amici dei Parchi di Nervi - la strada passa invece dentro la scuola e poi scende verso il basso, non raggiunge il borgo». Una soluzione, se davvero si vogliono accontentare gli abitanti di Sant’Ilario, c’è. Ma è un’altra. «Occorrerebbe allargare la creuza via Cremona», conferma Sassetti.
La scelta del Comune stupisce anche dal punto di vista ideologico. E qui è ancora Sassetti a far notare l’incongruenza tra quello che dovrebbe essere il comportamento di una giunta di sinistra come quella di Marta Vincenzi e invece l’atteggiamento reale di chi cerca in tutti i modi di «schierarsi con pochi possidenti di Sant’Ilario contro gli interessi legittimi della popolazione e degli studenti».
In chiave tutta politica (ma con un incomprensibile tentativo di coprire colori a lui evidentemente cari) è anche l’attacco del professor Giampiero Alloisio, dell’Istituto Marsano, che paragona il progetto sul Podere Costigliolo della scuola alla vicenda del Parco dell’Acquasola. «Due amministrazioni, due sindaci, la stessa pervicacia - tuona il prof - L’attuale sindaco un giorno afferma un proposito per poi smentirlo poco dopo».
Giampiero Alloisio, in questa sua mail che prega di far girare il più possibile, evita accuratamente di nominare i colpevoli. Non fa minimo cenno neppure all’appartenenza politica dei protagonisti da lui tanto disprezzati. Per poi prodursi in un quantomeno sospetto salto mortale in modo da dare la colpa, incredibile ma vero, a Berlusconi. «Evidentemente il berlusconismo è ormai parte integrante e comune della classe politica dei nostri tempi, non si perseguono con equilibrio interessi comuni, ma si segue il potere nel migliore dei casi fine a se stesso», chiosa il professore. Che finisce per dimostrare in prima persona come l’interesse politico di parte impedisca di perseguire gli «interessi comuni».

E rischi anche di rendere meno credibile il resto della sua battaglia per difendere il parco dall’asfalto.

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