La strada del Piccolo diventa via Strehler

Inaugurata la targa intitolata al grande regista scomparso nel 1997. Il direttore Escobar: «In questo luogo ha vissuto grandi gioie e solitudini»

Uno scherzo lieve del vento scopre la targa che regala a Giorgio Strehler la strada del Piccolo. «Si vede che vuole fare anche questa regia» sorride dal palco il direttore del teatro, Sergio Escobar. La ex via degli Angioli, da ieri via Strehler, congiunge via Rivoli a corso Garibaldi ed è proprio lì, davanti all’ingresso del teatro. Il sindaco, Letizia Moratti, ringrazia i cittadini che hanno partecipato all’omaggio: «Normalmente il Comune non cambia il nome a una via, ma gli abitanti del quartiere hanno capito l’importanza di intitolare a Giorgio Strehler proprio questo luogo».
In un primo momento Palazzo Marino aveva offerto un giardino nei pressi di viale Jenner, ma dal Piccolo hanno gentilmente declinato la proposta in attesa di tempi migliori, celebrati ieri con colonna sonora di Mozart e Beethoven. Un’esecuzione all’aperto in un clima da festa raffinata e informale, alla quale hanno partecipato molti compagni di arte e di vita di Giorgio Strehler. Sul palco, accanto al sindaco, la moglie Andrea Jonasson e poi Nina Vinchi, consorte di Paolo Grassi, Valentina Cortese, Ferruccio Soleri, Ottavia Piccolo, gli ex sindaci Carlo Tognoli e Marco Formentini, il sovrintendente della Scala, Stéphane Lissner.
La Jonasson legge un testo scritto quasi trent’anni fa dal marito, triestino di nascita, milanese per scelta: «Il Piccolo e Milano sono stati per lui i due più potenti luoghi di identificazione». Federica Olivares, membro del cda del Piccolo, ricorda quando lo aveva intervistato per “La Zanzara”, mitico giornale del Parini: «Ci aveva colpito per la sua dimensione spirituale molto forte, che non immaginavamo così profonda. Per questo credo che via degli Angioli si adatti proprio a lui».
Escobar ringrazia la Moratti anche per un altro regalo alla memoria dell’artista, il restauro del Piccolo di via Rovello: «Grassi e Strehler lo chiedevano già nel ’64, finalmente è arrivato ed è molto bello».

Cerca di non cedere all’oleografia, che stonerebbe con il personaggio entrato nella toponomastica a forza di asprezze: «Il suo rapporto con Milano non è sempre stato lineare, in questo luogo ha vissuto grandi gioie e grandi solitudini. Qualche litigata con lui l’hanno fatta tutti, c’è chi dice che era un matto eccentrico, io dico che è stato un uomo di un impegno totale, che passava attraverso la supremazia della cultura».

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