da Milano
Nessuno si aspetta sorprese, tantomeno dopo la revisione al rialzo del Pil nel primo trimestre che ha confermato come, pur in presenza di un quadro congiunturale favorevole, lAmerica continui a non soffrire di tensioni inflazionistiche. Per la Federal Reserve si tratta della situazione ideale per proseguire nella strategia di rialzo graduale dei tassi. Con ogni probabilità, dunque, al termine della riunione di stasera del Fomc la Fed alzerà per la nona volta consecutiva il costo del denaro di un quarto di punto, portandolo al 3,25%. In questo modo, è destinata ad allargarsi la forbice tra i tassi Usa e quelli di Eurolandia, fermi al 2% dal giugno di due anni fa. Con la probabile conseguenza di un ulteriore apprezzamento del dollaro sulleuro, soprattutto se - come risulta da un sondaggio effettuato tra gli analisti dalla Reuters - la Bce non metterà mano ai tassi prima della seconda metà del 2006.
Se la decisione odierna della banca guidata da Alan Greenspan appare scontata, non altrettante certezze circolano sullevoluzione della politica monetaria Usa. Alcuni continuano a puntare su tassi al 4% entro fine anno, altri non escludono una pausa di riflessione tra lestate e lautunno nel caso in cui leconomia dovesse rallentare. Una sorta di stand by che sarebbe appunto agevolato dallassenza di spinte inflazionistiche. Listituto Usa dovrà inoltre valutare landamento della spesa per consumi, sorretta in particolar modo dal settore immobiliare.
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