Lo strafalcione è un sarchiapone del linguaggio

Stimato Dr. Granzotto, c’è cascato anche il Giornale. Moltissimi italiani scrivono «mistery» invece di «mystery» e ciò mi serve come pietra di paragone. Se mi capita a tiro qualcuno che pensa di conoscere l’inglese, assumo l’aria del finto tonto. Segue la domanda: mi sembra che in inglese «mistero» somigli alla parola italiana, ma non sono sicuro di come si scriva, potrebbe farmi lo spelling? Non ho mai avuto la risposta giusta, nemmeno da gente che si guadagna la vita insegnando l’inglese. Se crede può verificare, ma non mi rompa il giocattolo divulgandolo. La lascio libera di parlarne con Billo, della cui comprensione mi fido. Aggiungo altre perle: «Il cadavere del defunto» (a scanso di equivoci), «Salutare col pugno chiuso» (ma esiste un pugno aperto?) e «Entro e non oltre» (lo dicono i burocrati per intimidire i sudditi). Infine, le segnalo, da una lettera commerciale, la richiesta di una risposta «evasiva». Infatti nel gergo commercial-burocrativo «evadere» significa condurre qualcosa a compimento, quindi «risposta evasiva» significherebbe una risposta completa.
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Anno nuovo vita nuova, caro Maletto: giusto quindi che nuovi strafalcioni e stravaganti azzardi linguistici s’aggiungano al già cospicuo cretinario continuamente arricchito dalle segnalazioni dei lettori. Gianni Romolotti, a esempio, punta l’indice su due invadenti itanglesismi, «voli domestici» per «voli interni» (sulla cialtronesca traduzione a orecchio di «domestic» che in inglese vuol dire sì «interno», «nazionale», mentre in italiano «domestico» sta per relativo alla casa, alla famiglia) e «elevatore» (ovviamente scopiazzamento di «elevator») al posto di «ascensore». Anche il trabocchetto di «mistery/mystery» non è niente male, caro Maletto, per non dire del «cadavere del defunto» e di quell’«evasivo» il quale, ficcato nel tritacarne burocratico, da «ambiguo», «elusivo», è passato a significare «esaustivo», «esplicito». Senta però che cosa ho pescato io: qualcuno ha spulciato una pila di testi scritti da laureati (rapporti, domande d’assunzione, curricula, tesine eccetera) ed è venuto fuori che il grosso della futura classe dirigente non soltanto ignora le più elementari regole della grammatica (non parliamo poi della sintassi) e quindi avrà grosse difficoltà a comunicare, ma asino com’è non sa nemmeno maneggiare il lessico. Per costoro, a esempio, il contrario di «norma» è «nomalia». Nei loro scritti ricorre infatti l’espressione «a nomalia» - evidente calco di «a norma» - per indicare alcunché di irregolare. In teoria sarebbe quello che i linguiaioli chiamano idiotismo (dal greco «idio tismòs», ovvero «locuzione familiare») e che così chiameremo anche noi, però nel senso proprio di idiozia.
Che fare, caro Maletti? Se non si mette argine all’analfabetismo di ritorno il Paese andrà a ramengo. E c’è un solo modo per impedire la catastrofe: che il ministro Gelmini imponga come insegnamento primario quello dell’italiano, a partire dalle aste per finire al congiuntivo (un modo verbale che animò i lavori della Costituente, quindi politicamente ipercorretto. Seduta dell’8 ottobre 1947. Terracini: «Onorevole Moro, il regolamento ella lo ha sottomano, suppongo. E vi può leggere l’articolo 87 che dice che gli ordini del giorno determinano o modificano il contenuto della legge». Dossetti: «Onorevole presidente, non credo di poter convenire con lei. L’articolo 87 è espresso al congiuntivo. Solo se fosse enunciato all’indicativo esso avrebbe carattere imperativo generale».

Togliatti: «Prego l’onorevole Dossetti di tener presente che nella corretta lingua italiana in casi come questo il “che” preceduto dal verbo “potere” regge sempre il congiuntivo. Spero che il gruppo democristiano non pretenderà di farci cambiare la grammatica italiana col peso dei suoi 207 voti». Che tempi!)

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