Strage di sciiti, sgozzata intera famiglia

Trucidati sette uomini e quattro donne a Latifiya. Nonostante le minacce non volevano lasciare la casa nella zona sunnita. Raid aerei americani contro i terroristi: almeno quindici morti

da Bagdad

La strage di un’intera famiglia sciita di 11 persone in un villaggio a sud di Bagdad ha fatto precipitare ancora una volta nell’orrore l’Irak. La mattanza ha avuto luogo ieri a Latifiya, un villaggio misto sciita e sunnita a una ventina di chilometri dalla capitale. Secondo la ricostruzione fornita da fonti di polizia, sei uomini, giunti a bordo di due auto, hanno fatto irruzione nell’abitazione delle loro vittime, sette uomini e quattro donne, che hanno poi sgozzato e lasciato in un mare di sangue. Le stesse fonti hanno poi riferito che ai componenti della famiglia era stato più volte intimato di andarsene dalla zona sunnita in cui abitavano «nonostante» fossero sciiti.
Funzionari del ministero degli Interni a Bagdad hanno affermato che a Latifiya sono stati uccisi 14 civili sciiti a colpi di arma da fuoco mentre erano su un minibus. Non è chiaro se si tratti di un’altra versione dello stesso episodio, ma di certo Latifiya è ormai tristemente nota come uno dei centri più violenti del cosiddetto «Triangolo della morte».
Ma la violenza quotidiana non si è fermata a Latifiya. Un attentatore suicida, con indosso una uniforme della polizia, si è fatto esplodere a un posto di blocco a Bagdad provocando la morte di quattro poliziotti e il ferimento di altre cinque persone. E sempre nella capitale irachena è rimasto ucciso dall’esplosione di un ordigno un soldato americano che era in servizio di pattuglia. Con quest’ultima vittima salgono a 2.177 i militari Usa morti in Irak
Nel Nord del Paese, a Hawija, una decina di iracheni sospettati di essere terroristi sono rimasti uccisi in un bombardamento aereo americano. Fonti militari Usa hanno riferito che il raid è avvenuto martedì, quando i piloti dei caccia stavano facendo un volo di ricognizione e si sono accorti che degli uomini stavano scavando buche sul lato della strada principale e vi stavano piazzando delle bombe. Un caso analogo è accaduto anche ieri a Duluiya, dove altri cinque presunti terroristi sono stati uccisi dalle bombe di un aereo americano.
Nel frattempo, il presidente Jalal Talabani continua, nel suo feudo nel Kurdistan iracheno, i contatti per tentare di formare un governo di unità nazionale. Ieri si è incontrato con Abdul Aziz al Hakim, il leader del maggior partito della coalizione conservatrice sciita che, assieme alle liste curde, ha vinto le elezioni e che chiede di scegliere il nome del prossimo primo ministro. Talabani ha in programma di incontrare nei prossimi giorni anche i leader dei partiti sunniti che hanno denunciato brogli e chiedono la ripetizione delle elezioni, almeno nelle province più importanti, cosa che la Commissione elettorale, sostenuta dai rappresentanti delle Nazioni Unite, esclude. Alcuni di essi ieri hanno espresso la disponibilità a recarsi nelle regioni del Nord per incontrare il presidente, ma non per discutere degli assetti istituzionali futuri. Gli esponenti dei partiti che rifiutano i risultati elettorali, ha detto il portavoce del Fronte dell’Accordo sunnita, Dhafer al Ani, «potrebbero andarci, ma soltanto per cercare una soluzione alla crisi politica» che si è venuta a creare dopo le denunce di brogli.

«Non ci sarà dialogo (sul governo) né con i curdi, né con gli sciiti. Prima dovranno essere rivisti e annunciati i risultati» definitivi delle elezioni, ha affermato dal canto suo Hussein al Falluji, un noto avvocato e uomo politico sunnita.

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