Strage in Siria, Mosca incolpa anche i ribelli

Damasco Il giorno dopo la sofferta approvazione da parte del Consiglio di sicurezza di una condanna dell’orribile strage di Hpula, costata la vita a oltre cento persone in gran parte bambini, un «inorridito» Kofi Annan, inviato dell’Onu e della Lega Araba, è giunto a Damasco per incontrare nuovamente il presidente siriano Bashar el-Assad. Il suo piano di pacificazione della Siria è palesemente sull’orlo del fallimento e nemmeno il suo arrivo nella capitale è valso a riportare un minimo di calma: scontri violenti sono continuati in varie città del Paese, con un bilancio minimo di 36 morti. In Siria, accanto alle forze lealiste, combattono anche milizie inviate dall’alleato iraniano. Se ne è vantato Ismail Ghaani, numero uno dell’unità «Al-Quds» dei pasdaran.
A Damasco il clima è sempre più pesante. Ieri per protesta contro il massacro di Houla in città c’è stato uno sciopero generale al quale per la prima volta hanno aderito interi quartieri commerciali. Le milizie del regime hanno usato la violenza per costringere i commercianti a tenere aperti i negozi e hanno sfasciato le vetrine di quanti si rifiutavano di ubbidire.
In campo diplomatico, la Russia - storico alleato degli Assad - continua nel sempre più arduo sforzo di condannare i massacri e salvare il regime che assai verosimilmente li attua. Così ieri il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha sostenuto che «responsabili della strage di Houla sono sia il regime sia l’opposizione», salvo poi affannarsi ad assicurare che Mosca «non sostiene il governo di Assad, bensì il piano di pace di Annan».

Intanto il presidente francese Hollande dice che i leader siriani «dovranno rispondere della loro follia omicida» e il Pentagono si dichiara «pronto a fornire opzioni militari, se richieste». Da notare che anche ieri i ribelli siriani hanno chiesto «subito mezzi efficaci per difendersi».

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