È lo Stramaccioni day «Mi hanno chiesto solo di battere il Genoa...»

nostro inviato ad Appiano Gentile

La rivoluzione non si può fare con troppa eleganza, sta solo cercando di dare continuità al cambiamento, dando per certo che qualcuno prima di lui abbia veramente dato il via a questo benedetto cambiamento di cui peraltro in pochissimi se ne sono accorti. Andrea Stramaccioni si è costruito attorno una specie di territorio neutro molto esclusivo, dove entrano solo cose positive, e aspetta: adesso ha ancora qualche ora dentro il libro delle avventure, poi saprà con certezza quale valutazione dare ai suoi primi cinque giorni da allenatore dell’Inter: «In genere sai che settimana è stata verso le 5 di domenica pomeriggio».
Ha scelto una strategia sua e lontana dall’assolutismo di Mourinho, dall’aziendalismo di Leonardo, dalla superbia di Benitez, dall’astrattismo di Gasperini e dal perbenismo di Ranieri. Ripete continuamente che il passato non gli interessa, vuole capire cosa succede adesso e quando gli hanno chiesto se per caso avesse sentito Mourinho, lui ha risposto: «Ma quello non sa neppure se esisto... Cosa farò? Intanto so benissimo che non posso trasformare l’Inter in soli cinque giorni». Gira la voce che ci sia aria fresca, un cambio di modulo, i giovani in prima squadra: «La società e più ancora la famiglia Moratti si sta stringendo attorno a questi giocatori - dice -, oggi tutti sono più vicini e uniti che mai. Scudetto, terzo posto, quarto di Champions... a me hanno chiesto una sola cosa: battere il Genoa. E io sono talmente preso da questa richiesta del presidente che non so neppure contro quale squadra giocheremo la prossima di campionato». Perfino la curva ha chiesto tregua: basta esoneri, lasciamo lavorare tranquillo Stramaccioni. E la famiglia sta facendo cerchio attorno a lui, qualcuno ha già azzardato che non è detto sia un’avventura a termine, anche perché se dovesse vincerle tutte e nove, l’Inter sarebbe da Champions.
E allora quasi non conviene a Stramaccioni perché a quel punto sarebbe certo il suo avvicendamento, magari proprio con Marcelo Bielsa che non sta rinnovando con l’Athletic Bilbao, grande in Europa e undicesimo in Liga.
Ieri ultimo allenamento alle undici, lui è arrivato al centro Angelo Moratti alle 7,45: «Non il primo ma quasi... Eppoi non è mai bello essere il primo». Fanno scudo anche giardinieri e custodi, l’ordine è tenere il bambino fuori dal pericolo, anche perché poi sono finiti i cambi. Ad allenamento in corso è arrivato Massimo Moratti con il direttore tecnico Marco Branca, il direttore sportivo Piero Ausilio e il neo consulente tecnico Gianfranco Bedin, un eroe della squadra del babbo. Buon umore, tanta curiosità da parte del presidente sulle condizioni della squadra. Moratti gli ha chiesto se le sue scelte fossero un mix fra anagrafe, condizione fisica e motivazioni. «Io non guardo al passato - ha risposto poi in conferenza -. Mi chiedo per esempio come mai Zarate non sia ancora riuscito ad esprimere le sue potenzialità. Io cercherò di farle emergere queste qualità». Non solo carezze, per esempio due che ha avuto nella sua precedente vita alla Primavera, e cioè Castaignos e Juan Jesus li ha sistemati per benino, il primo lo ha ceduto nuovamente alla Primavera, il secondo non l’ha neppure convocato. Maicon che per una leggera distorsione al ginocchio ha lavorato separatamente, resta a casa. Di Nagatomo non ha parlato con quell’entusiasmo che il collega giapponese aspettava: «Mi spiace per chi non rientra nella squadra, ma io sono convinto che gli undici più i sette che porterò in panchina saranno il meglio che potevo schierare».
Quattro portieri convocati ma Julio Cesar non è a rischio: «Lui ha patito una borsite al gomito ma mi ha assicurato che vuole giocare. Quattro perché ho convocato anche Raffaele Di Gennaro, lui è stato determinante nella vittoria nella Next Generation Series a Londra, è un premio. E poi c’è un altro Primavera, Marco Livaja, una seconda punta esterna, convocato perché ho qualche defezione in quel settore». Stava parlando di Sneijder e Alvarez, ieri per loro solo sedute individuali.

Da Guarin si aspetta molto: «Sta capitalizzando il lavoro dell’equipe di Franco Combi che l’ha rimesso in piedi a tempo di record. Lui fisicamente è troppo forte, perciò necessita di più tempo per tornare a essere brillante così come lo conosciamo». Comunque per vincerne nove, occorrerebbe iniziare oggi, verso le tre.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica