Strane accuse dopo il trionfo E Basso sbotta: «Ora basta»

Dal caso Simoni alle insinuazioni di un settimanale sul doping spagnolo: il campione non ci sta

Pier Augusto Stagi

«Non vogliono proprio che io mi goda questa vittoria in santa pace: non accetto però di essere tirato in ballo in questo modo. Adesso basta».
Ivan Basso avrebbe voluto godersi qualche giorno di assoluto relax con sua moglie Micaela, con la piccola Domitilla e l’ultimo arrivato, Santiago, nato venerdì scorso, prima di rituffarsi anima e corpo nel suo lavoro: il Tour è alle porte.
Avrebbe voluto un po’ di pace, per gustarsi una vittoria che ha fortemente voluto. Invece sono arrivate le rabbiose accuse da parte di Gilberto Simoni, che sabato scorso sul traguardo dell’Aprica, sconfitto e battuto, si è lasciato andare prima a un forte «quello con me ha chiuso: non è un uomo!». Poi, il giorno dopo, poco prima del via dell’ultima tappa, un nuovo rabbioso affondo: «Non solo non è stato corretto con me, mi ha persino chiesto dei soldi in cambio della vittoria di tappa».
Oggi questa vicenda che ha del grottesco, e molti l’archiviano come sbocco di bile per l’incapacità da parte del trentino di digerire l’ennesima sconfitta (per queste dichiarazioni il corridore della Saunier Duval sarà ascoltato dalla Procura Federale il prossimo 5 giugno a Roma), sembra una bambinata rispetto alle accuse che arrivano dalla Spagna. Accuse che sono più schizzi di fango, insinuazioni e poco altro. Ma andiamo per ordine.
Il tutto prende avvio dall’«Operacion Puerto», la prima grande inchiesta antidoping nel mondo dello sport in atto in terra di Spagna. Esplosa la settimana scorsa, con l’arresto di cinque persone, tra le quali il team manager Manolo Saiz della Liberty Seguros e il ginecologo Eufemiano Fuentes, l’altro ieri il settimanale Interviù ha reso pubblici «vaghi indizi»: una telefonata fra Manolo Saiz e il medico Eufemiano Fuentes, il principale implicato nello scandalo. Il tecnico nomina Basso, il medico tace.
La maggior parte delle registrazioni, secondo il settimanale, sono colloqui «in codice» fra medici, in particolare con Fuentes e José Luis Merino Batres, da cui escono presunti pazienti come El Bufalo, che sarebbe José Enrique Gutierrez (secondo al Giro, alle spalle di Basso: lui ha dato mandato ai suoi avvocati di querelare il settimanale spagnolo), «Zapatero» (Michele Scarponi), e «Uno» (Unai Osa).
Oltre alle registrazioni, scrive Interviù, gli investigatori avrebbero trovato anche documentazioni o indizi su altri ciclisti presunti clienti di Fuentes. Fra coloro che sarebbe stato possibile identificare figurerebbero il colombiano Santiago Botero e Oscar Sevilla, entrambi della squadra Phonak ed ex Kelme. Poi Roberto Heras, vincitore di tre giri di Spagna e risultato positivo all'ultima tappa l'anno scorso, e José Antonio Escuredo.
Il nome di Ivan Basso invece, secondo il settimanale spagnolo, emerge da una telefonata in cui Saiz chiede a Fuentes: «Lo porti anche a Basso?». E non c'è risposta a questa domanda.
«Cosa posso dire, sono stufo di queste insinuazioni. Adesso basta», ci dice la maglia rosa, che per il momento però, non pensa di adire a vie legali: «Di queste cose se ne occupa Riis, il mio “capo”».

Da parte sua Bjarne Riis, team-manager della Csc capitanata dal varesino, via con la famiglia per qualche giorno di vacanza, si limita a dire: «Non possiamo stare dietro a tutte queste fesserie. Noi siamo tranquilli, Ivan pure».

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