Il 7.5 per cento delle aziende lombarde sono gestite da immigrati. Più o meno 33mila piccole-medie imprese, 2.700 solo a Milano. Una delle concentrazioni più alte dItalia, dove gli extracomunitari regolari hanno superato i tre milioni. Di questi, 2 milioni e 97mila sono giovani e lo scorso anno hanno contribuito al Pil con 87 miliardi di euro, il 6 per cento del totale. Insomma «Gli extracomunitari non sono più un fenomeno, ma una realtà», per dirla con Benito Benedini, presidente del Gruppo lombardo della Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro. E proprio per capire cosa ne pensano gli italiani degli extracomunitari, ha commissionato una ricerca Renato Mannheimer dellistituto Ispo.
I risultati? Due italiani su tre (il 65 per cento) hanno a che fare tutti i giorni con un extracomunitario, e la maggior parte di loro (il 64) considera «positiva» la relazione instaurata in sfere come «lavoro, sevizi, famiglia, scuola, commercio». Perché oggi, specie in grandi città, gli stranieri non lavorano solo nelle aziende, ma anche «negli ospedali, dove è sempre più difficile trovare personale paramedico. E nelle famiglie, dove sono diventati i custodi dellunità familiare, come baby sitter o badanti».
«Dato il loro contributo allo sviluppo economico del Paese - prosegue Benedini - sono più apprezzati dal punto di vista professionale, che non da quello culturale». Nellambito del lavoro il 46 per cento degli italiani assume infatti un atteggiamento di apertura, mentre se si parla di «accoglienza e disponibilità» solo il 36 si dimostra aperto, e il 45 vorrebbe che il flusso migratorio diminuisse.
E di questa realtà si parlerà oggi alla Fondazione Cariplo di via Romagnosi 6, nel convegno «Migrazione: integrazione, sicurezza e fattore di sviluppo dell'economia italiana».
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