Una stretta ai centri massaggi: senza il diploma via la licenza

Solo nei primi otto mesi dell’anno hanno già aperto 102 centri massaggi, praticamente uno ogni due giorni. E il 90 per cento dei titolari è straniero. Ora il Comune, dopo le ordinanze che nelle aree a rischio come Corvetto e Chinatown ha costretto anche i massaggiatori a ridurre l’orario di apertura (prima potevano accogliere i clienti a tutte le ore del giorno e della notte), è pronto a dare un’ulteriore stretta a luoghi che spesso fanno da paravento ad attività di prostituzione. Domani la giunta approverà il nuovo regolamento per chi esercita l’attività di acconciatore, estetista e affini. Leggi: centri massaggi e benessere, tatuatori. Per «assicurare ai consumatori un livello adeguato» e «uniformi condizioni di accessibilità all’esercizio», e con l’«obiettivo di adeguarsi alle nuove leggi» - è scritto - da ora in avanti gli operatori saranno obbligati a presentare i requisiti di formazione, sarà vietato praticare a chi non risulta professionalmente idoneo, dai massaggiatrici agli estetisti ai tatuatori, dovrà essere dimostrata l’iscrizione al registro regionale e all’albo professionale della camera di commercio ed essere in possesso dell’attestato artigianale provinciale. Il regolamento fisserà nero su bianco dei requisiti più severi per le figure professionali e per l’idoneità dei locali, per operatori e apparecchiature, nuove sanzioni per chi non è in regola e per i centri che non sono a norma con la sicurezza. Ed entro sessanta giorni dall’avviso di inizio attività, il Comune potrà bloccare la licenza se tutti i requisiti non saranno rispettati. Inutile dire che l’obiettivo numero uno sono i centri massaggi gestiti da stranieri. Prima che i sospetti di presunta illegalità dietro alle insegne (soprattutto a ideogrammi cinesi), l’assessore alle Attività produttive Giovanni Terzi mette davanti la questione della salute.

Perchè «non è tollerabile che i milanesi che hanno bisogno di cure vengano manipolati da massaggiatori che non sono professionisti, dobbiamo dare una stretta molto forte e regole certe. E non penalizzare artigiani che hanno seguito i corsi per esercitare correttamente il proprio lavoro».

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