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Stretta sulla clandestinità: primi arresti E Napolitano: "Integrare gli immigrati"

Via alla stretta: la clandestinità è reato. A Sanremo primi arresti. Napolitano invita a favorire l'integrazione e la sicurezza sul lavoro: "Esigenze sociali". Fini chiede rispetto per i lavoratori sans papiers: "Non sono un supporto momentaneo". E ai sindaci del Nord: "Ricordate i vosti emigranti"

Stretta sulla clandestinità: primi arresti 
E Napolitano: "Integrare gli immigrati"

Roma - Integrazione per gli immigrati e sicurezza sui luoghi di lavoro sono "esigenze sociali e civili e diritti fondamentali, il cui concreto soddisfacimento sollecita massima attenzione e impegni coerenti da parte delle istituzioni e di tutte le forze sociali". Nel giorno in cui entra operativo il pacchetto sicurezza che, tra le altre cose, rende reato la clandestinità, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, fa un appello alle istituzioni affinché favoriscano e aiutino l'integrazione. Intanto la polizia ha compiuto a Sanremo i primi due arresti per reato di clandestinità: in carcere sono finiti due magrebini di 25 anni e 31 anni. Ma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si smarca: "Gli stranieri che lasciano il proprio Paese per lavorare in un altro non sono ospiti temporanei".

L'appello di napolitano Nel giorno del 53esimo anniversario della tragedia nella cittadina mineraria belga, quando in un incidente persero la vita 136 minatori italiani, Napolitano ricorda "le generazioni che hanno vissuto l’angoscioso periodo delle migrazioni dalle regioni più povere dell’Italia e hanno affrontato condizioni di lavoro gravose ed estremamente rischiose". Tutto questo, secondo il capo dello Stato, "deve costituire motivo di riflessione sui temi della piena integrazioni degli immigrati, così come su quelli della sicurezza nei luoghi di lavoro". L’8 agosto è dal 2001 la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. "In questo giorno dedicato al ricordo", conclude il Capo dello Stato rivolgendo "il mio pensiero di solidarietà e affettuosa vicinanza ai familiari delle vittime della tragedia di Marcinelle e di ogni altra nella quale sono periti nostri emigranti".

Fini e i sans papiers Fini non usa mezzi termini verso coloro che "pensano a politiche sull’immigrazione basate sul fatto che chi viene a lavorare in Italia poi tornerà nel proprio Paese: coloro che ragionano così non hanno capito nulla perché non conoscono la nostra storia". Ricordando le vittime italiane di Marcinelle e i tanti connazionali presenti alla commemorazione, Fini ha fatto notare come "chi lascia la propria terra lo fa perché ne ha bisogno. Chi l’accoglie lo fa perchè ne ha bisogno. Poi - aggiunge - queste persone mettono radici, si fanno i figli e non si è più stranieri. L’insegnamento è semplice rispettare il lavoratore al di là del colore della pelle, della lingua che parla e del Dio in cui crede". Quindi il presidente della Camera ricorda che gli italiani che negli scorsi decenni hanno lasciato il Belpaese per andare a lavorare all’estero "non venivano solo dal Sud ma anche dal Nord Italia".

Fini auspica, quindi, che "questo dato di verità storica lo ricordino oggi i tanti esponenti politici che rappresentano il Nord nel nostro Paese".

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