Strozza la moglie e chiama il figlio: «L’ho uccisa»

Solo l’autopsia chiarirà esattamente come è morta Mariangela Corna, 63 anni, se colpita al capo oppure strangolata, ma rimarrà solo un dettaglio utile al fascicolo processuale. Perché fin da subito è apparso invece chiaro che a ucciderla è stato il marito, dopo una crisi depressiva, l’ultima, fatale. Per poi avvertire il figlio al telefono e aspettare l’arrivo della polizia.
Ezio Loprieno, 69 anni, si era trasferito a metà anni ’70 al sesto piano di una delle palazzine appena costruire al 113 di via Marconi a Cinisello Balsamo. Da lì partiva ogni mattina per aprire l’edicola che gestiva con la moglie a Milano. In quella casa era cresciuto il figlio Fabio, 40 anni, che poi si è trasferito nel capoluogo, si è sposato e ha fatto figli. La coppia, ora in pensione, viene descritta come molto unita, assidua frequentatrice della vicina parrocchia Pio X. «Facevano lunghe passeggiate. Molto gentili ma anche molto riservati» è la descrizione di un po’ tutti i vicini. Dietro l’apparente facciata di serenità però, Loprieno nascondeva una profonda depressione che lo torturava da anni e che negli ultimi tempi si era acuita. Tanto che ultimamente era apparso ancora più magro ed emaciato. Sembra un mese fa avesse anche accettato di mettersi in cura. Ma prima della guarigione è arrivato il drammatico epilogo. Ieri mattina verso le 9.30 il figlio ha chiamato i genitori per ricordare l’invito a pranzo. «Ho appena ucciso la mamma» è stata la gelida risposta del padre.
Dopo pochi minuti sul posto c’erano gli agenti del commissariato e della squadra mobile, entrati in casa senza difficoltà. La donna giaceva a terra con lividi bluastri sul collo, tipici di una forte stretta. Ma anche con un paio di ferite al capo, come fosse stata sbattuta più volte e con violenza per terra. Un particolare che combacia con la testimonianza del vicino del piano inferiore che riferisce agli investigatori di aver sentito alcuni colpi sul soffitto in orario compatibile con l’omicidio. L’esatta dinamica dunque è tutta da ricostruire e solo l’autopsia potrà dare qualche punto certezza. Inutile tentare di interrogare l’uomo, chiuso in un distaccato mutismo.

Piccolo, magro, capelli e barbetta bianchi, occhiali, aspetto fragile, si è fatto docilmente portar via così com’era, in polo azzurra e pantaloncini bianchi. Come se tutto quello che lo circondava ormai non lo riguardasse più.

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