Gioia Locati
Cori partigiani, fumogeni, balli in piazza e unoccupazione simbolica del Grand Hotel Pierre, «colpevole» di impiegare giovani stagisti non pagati. Sono gli ingredienti dellultima protesta studentesca che ha sfilato ieri per le vie del centro. Loccupazione si è risolta pacificamente, il direttore dellalbergo si è fatto «intervistare» dai ragazzi e riprendere dalle telecamere. Non ci sono stati scontri né gesti violenti anche se le forze dellordine erano preparate al peggio: hanno presidiato librerie (ne era stata annunciata loccupazione) e fast food (le cui vetrine in genere vengono imbrattate con quintali di spray).
Insomma, questa volta i disagi sono stati insopportabili soltanto per gli automobilisti costretti a lunghe soste nel traffico o a percorsi improbabili. Sì perché per la seconda volta nel giro di cinque giorni il corteo promosso dai collettivi studenteschi ha potuto immobilizzare una fetta di città. Il primo venerdì scorso sotto una pioggia battente, il secondo ieri baciato dal sole e, per questo, più partecipato: 10mila studenti secondo i collettivi, 2mila secondo la questura.
Il serpentone è partito da largo Cairoli intorno alle 10, ha attraversato foro Buonaparte, Cadorna, via Carducci, piazza SantAmbrogio, via De Amicis - dove è avvenuta loccupazione dellalbergo - Molino delle Armi, corso Italia e via Larga. Qui il gruppo si è diviso, una parte si è fermata in piazza Fontana, unaltra in via Festa del Perdono, davanti alla Statale per distribuire gratuitamente libri e cd. «Un segnale per dire a tutti che il sapere deve essere libero e gratuito - ha spiegato Luca - pratichiamo il copyriot, ossia la copia ribelle per rivendicare il diritto alla cultura». Nel calderone delle proteste è finito pure il caro trasporti. Dopo gli insulti a Letizia Moratti, ministra allIstruzione altro slogan ricorrente è stato: «Cinquanta centesimi possono bastare» riferito al costo del biglietto del tram.
«Ma oggi abbiamo voluto dimostrare soprattutto contro il sistema degli stage - ha aggiunto Giulia che indossava come molti la maglietta con la scritta Dont work be happy -.
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