Gli studenti vogliono sfrattare i centri sociali

I collettivi dei licei critici contro il Cantiere e gli anarchici della Stamperia: violenti e dispotici, le scuole li hanno abbandonati. "Si occupano solo di portare fumogeni e distruggere vetrine, ma così ci danneggiano". Gli universitari: "Oscurano la protesta"

I centri sociali? Stanno perdendo seguito tra la proteste degli studenti. Se fino a qualche anno fa gli autonomi, in particolare gli attivisti del Cantiere, avevano un larghissimo seguito tra i contestatori, ora lo stanno perdendo se non l’hanno già perso. I militanti di via Monte Rosa, infatti, che sull’orlo della popolarità e del potere erano arrivati quasi a dettar legge, oltre che la linea e l’agenda, dei movimenti di contestazione e nelle manifestazioni, sono stati abbonadonati. Le accuse: dispotismo e assenza di contenuti. «Fino a tre anni fa il Cantiere aveva largo seguito tra le scuole, tanto che erano loro a dettare le regole - spiega una ragazza attiva nel movimento - ora sono rimasti soli, tanto che due giorni fa al corteo dietro al loro striscione c’erano 400 metri di vuoto. Hanno pagato l’atteggiamento rigido e autoritario, e i ragazzi, che fino all’anno scorso non muovevano un passo senza loro indicazione, si sono stufati e li hanno abbandonati». Nemmeno il metodo e il linguaggio violento sembra funzionare più: azione e non riunione è uno slogan superato. «A spaccare le vetrine o a lasciare taggs sui muri sono buoni tutti, ma in questa maniera ci danneggiano perché ci fanno passare per vandali, facendo dimenticare anche i contenuti della protesta. A noi questo dà molto fastidio».
La seconda accusa, infatti, che arriva dalla pancia «dell’Onda» è la mancanza di contenuti. «Prepararsi alle manifestazioni per loro significa decidere chi deve portare le uova da lanciare e i fumogeni, quali azioni fare e gli slogan. Loro pianificano le azioni, senza pensare ai contenuti. Gli manca la parte di analisi» continua la ragazza. La piattaforma della prossima manifestazione del 10 dicembre la dice lunga: «No Gelmini day - Abba vive - piazza Fontana». Come melting pot ideologico non c’è male. «Cosa vuol dire organizzare una protesta del genere? si chiedono gli studenti - piazza Fontana è il 12». E infatti le scuole, che si sono «stufate» degli autonomi violenti stanno già pensando a un corteo alterrnativo per i1 12 dicembre, l’anniversario «giusto» della strage. E poi che c’entra con la riforma? «É solo per lanciare qualche uova al provveditorato».
Il movimento dei liceali «in mobilitazione» perenne, capita l’antifona si è spaccato. Da una parte i centri sociali, con il Cantiere, in prima fila, cui si è aggiunta nel tempo la Bottiglieria - Stamperia di via Savona, realtà che si è fusa con gli anarchici del LabZero «emigrati» in via Giannone, con Rete Studenti, seguiti dall’istituto Kandinsky. Dall’altra il Laps, Laboratorio di Partecipazione studentesca, che afferisce a livello nazionale all’Unione degli studenti, lista di sinistra, in cui militano anche giovani ex Rifondazione, seguiti dai licei Berchet, Leonardo, Accademia di Brera, Allende e Manzoni e l’Associazione dei collettivi di sinistra critica, seguiti da Tenca, Volta e Virgilio.


Anche tra i collettivi universitari serpeggia il mal umore per le infiltrazioni degli autonomi più violenti: nel mirino il Intertutto, che accoglie gli anarchici della Bottiglieria di via Savona: «Anche pochi vandali e violenti che si infiltrano nelle nostre proteste ci danneggiano. A loro non interessano nemmeno i problemi degli atenei, puntano solo a creare il caos».

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