Lo stupidario della protesta tra scudi umani, becchini e bande di suonati

Fantasia al potere. Okkupazione come quarant’anni fa ma almeno, a volte, un filino di ironia, se non di sarcasmo. Per farsi notare gli studenti in lotta le hanno provate tutte. Noi abbiamo scelto quelle più comiche.
Teste e testuggini
Convinta di stare in Irak durante la guerra del Golfo Anna Pizzo, indipendente del Prc, se ne è uscita con una proposta del razzo: «Faremo da scudo umano degli studenti contro la polizia». Ecco, per la Pizzo invece sarebbe più indicata una bella catapulta.
La banda del buco
Al liceo classico sperimentale Bertrand Russell di Roma gli studenti hanno preferito buttarsi sullo «sciopero creativo». Hanno convocato la banda di istituto, che fa parte della proposta formativa dell’istituto, per suonarle alla Gelmini. Finita la musica assemblea in cortile. Numerosi i tromboni.
Picchetto con colazione
Prima hanno organizzato un picchetto con colazione incorporata davanti all’entrata della facoltà di via Conservatorio, a Milano, poi duecento studenti di Scienze politiche, hanno invitato tutti gli studenti a mollare le proprie lezioni per seguirne una interessantissima che fa battuta da sola: «Il fallimento dell’università pubblica».
Con la scuola non si bara
Hanno portato a spalla due bare nere «per la libertà e la cultura», i ragazzi in giacca e cravatta neri da becchini, le ragazze con veletta e camicie di pizzo brune, hanno letto un elogio funebre «alla dolente università sepolta viva e urlante nelle profondità dell’ignoranza», con requeim di sottofondo. Funerale per la scuola, becchini gli universitari di Genova. Lutto Continua.
L’uomo sbagliato
Erano più o meno un centinaio di studenti delle scuole superiori, tutti radunati davanti a palazzo Madama, sembrava una cosa pacifica, gli slogan di sempre, le solite menate. Il casino è scoppiato solo quando sulla soglia del Senato è comparso Roberto Maroni, si è fermato un attimo sulla pubblica piazza ed è bastato per considerarlo un provocatore: «Buffone, buffone» gli hanno gridato con rabbia. Ma mica era Maroni. Era Dario Ballantini, Striscia la notizia, in uno dei suoi più riusciti travestimenti. Capita. Anche noi del resto avevamo preso i contestatori per studenti.
Curdi sì, studenti no
Per protestare contro la riforma e il pensiero unico i curdi vanno bene, gli studenti no, se non sono di sinistra. Così mentre a Roma il corteo partito dalla Sapienza ha ospitato senza fiatare un gruppetto di curdi con le bandiere nazionali e il faccione di Ocalan, che non si sa bene a quale facoltà sia iscritto, a Bergamo il Collettivo studenti autoconvocati si è premurato di far sapere che «nei nostri cortei non vogliamo studenti di destra». Cioè classi differenziate.
Tutti a piedi
A Firenze, i ragazzi dell’Istituto d’arte di Porta Romana hanno sostituito al banale corteo che fanno tutti un «attraversamento pedonale» lungo le strade del centro, appendendo pure qualche striscione su alcuni ponti sull’Arno. Hanno formato, dicono le agenzie di stampa, un corteo «statico». E meno male che lo chiamano Movimento.
Porta a porta
Hanno tentato di occupare la scuola ma era già occupata. Davanti all’istituto magistrale sperimentale sociale psicopedagogico Gobetti di Sampierdarena, a Genova, un gruppo bello tosto di studenti ha tentato di entrare nell’edificio della scuola ma ha trovato il portone picchettato dal personale scolastico. Così imparano.
Corsi e ricorsi
Nel programma degli interventi delle giornate di autoformazione degli universitari, cioè ci impariamo da soli, c’erano un paio di corsi niente male, eccitanti come la Corazzata Potemkin. «Esperienze di autorganizzazione dei rifugiati politici a Torino nell’occupazione di via Bologna» e «L’odissea dei rifugiati a Milano da via Lecco a piazzale Lodi». Cioè praticamente lezione di autorganizzazione e «azione collettiva». Due palle così. Il maestro in compenso era unico.
Vendesi cattedra
Azione Universitaria ha provocatoriamente messo all'asta un intero corso di laurea dell'università di Roma Tor Vergata, quello in Scienze dell'universo che ha soltanto 10 iscritti. Di corsi così, spiegano, ce ne sono una valanga, tagliarli sarebbe un notevole risparmio e un affondo alla casta dei baroni universitari. Ma si sa: l’università non è in vendita.


Muri di carta
Più di duecento studenti delle superiori di Trieste, quasi tutte occupate o autogestite, sono arrivati di prima mattina nella piazza del rione San Giacomo, con in testa un’idea meravigliosa: portare i loro libri di testo, costruire un muro simbolico davanti alla chiesa e lasciarlì lì. Tanto non li hanno mai letti.

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