Stuprata davanti al San Raffaele Nei video tracce di uno straniero

Da 36 ore gli investigatori dei carabinieri stanno visionando i filmati di tutte le telecamere poste attorno al San Raffaele, alla ricerca di un indizio utile per individuare il bruto che l’altra sera ha aggredito una ricercatrice. La giovane, 32 anni, uscita attorno alle 21, si è diretta verso il parcheggio per recuperare l’auto, quando è finita in mano di un uomo, a pochi metri dall’ingresso del Centro anziani. Dove lo scorso febbraio fu aggredita anche una romena che poi sfuggi alla violenza.
Particolarmente brutale l’aggressione, la ragazza è stata picchiata pesantemente, quindi stuprata. Lei ha gridato ma la zona era in quel momento deserta e nessuno ha sentito le sue grida. Terminata la violenza, l’uomo l’ha rapinata ed è quindi scappato. La vittima, scossa e malconcia, ha invece raggiunto il San Raffaele, facendo scattare l’allarme. La ragazza è finita alla clinica ginecologica Mangiagalli, dove è stata visitata e sono iniziati i consueti protocolli di prevenzione e profilassi, mentre i carabinieri avviavano le indagini.
Sul posto i militari della stazione di Segrate e del nucleo investigativo del comando provinciale. Per prima cosa gli investigatori sono andati a bloccare le riprese delle numerose telecamere a circuito chiuso poste a vigilanza del perimetro del San Raffaele. Si spera qualcuna abbia ripreso l’uomo, per avere una sua immagine ma anche qualche altro indizio utile: un colpo di fortuna potrebbe anche riprenderlo mentre sale su un’auto dalla targa leggibile. Decine di uomini hanno poi battuto palmo a palmo il punto dell’aggressione ma anche l’area tutt’attorno per la repertazione di eventuale materiale organico, in vista di una futura comparazione del Dna. Ma anche per cercare il minimo indizio, una traccia, qualche oggetto caduto di tasca al bruto. Setacciate anche tutte le cascine e le aree dismesse, rifugio di clandestini e sbandati, in un raggio di chilometri. Nessuna conferma invece sul furto del telefono cellulare, che in passato si è rivelato un valido aiuto per gli inquirenti. Spesso, usato incautamente dai violentatori, ha costituito un punto di partenza per le indagini.
La vittima è stata poi sentita a lungo ieri pomeriggio. Le hanno chiesto la minuziosa descrizione dell’aggressore, il suo abbigliamento, il taglio di capelli, eventuali tatuaggi, piercing o cicatrici sul corpo. Nessuna indiscrezione ovviamente su quanto dichiarato dalla ricercatrice, se non che si tratta di una persona di alta statura, carnagione olivastra, un forte accento straniero. Una descrizione che lascerebbe pensare a un cittadino proveniente dal nord Africa.
E proprio nello stesso punto in cui è stata sorpresa la ricercatrice, il 27 febbraio del 2009 era invece sfuggita alla violenza una romena di 32 anni, da dieci regolarmente in Italia. La straniera lavorava presso il centro anziani da dove era uscita verso le 20.30, appena terminato il suo turno. Si stava dirigendo verso la fermata dell’autobus parlando al cellulare quando una macchina con tre individui a bordo le ha tagliato la strada. Dalla vettura è uscito un romeno armato di coltello a scatto che le ha ordinato di consegnare soldi e cellulare. La ragazza ha prontamente eseguito, pensando si trattasse solo di una rapina. Invece il connazionale le ha gridato di spogliarsi.

La ragazza si è tolta giaccone e maglia, rimanendo un canottiera. E a quel punto, forse istintivamente, ha colpito l’aggressore con un pugno al volto, lasciandolo disorientato. Pochi attimi, tuttavia sufficienti per consentirle di scappare a gambe levate, evitando il peggio.

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