Inizialmente Bruno Andreozzi, lavvocato che assieme a Giorgio Olmi si sta occupando di difendere Luca Bianchini, il presunto stupratore seriale, aveva dichiarato che prima di effettuare un secondo test del dna era meglio attendere, per raccogliere ulteriori elementi e valutare la situazione più approfonditamente. Anche perché la posta in ballo è tanta. Di quelle che se poi va male cè il rischio di fare crack. Se, infatti, lesame dovesse dare nuovamente esito positivo, allora la posizione dellaccusato si aggraverebbe notevolmente.
Il diretto interessato però non ha dubbi. «Sono sicuro di non essere stato io», ha ripetuto ieri ancora una volta. E ora attende con fiducia il pomeriggio di lunedì, ovvero il momento in cui avrà luogo la ripetizione del test del dna. Lesame è stato affidato dai pm Maria Cordova e Antonella Nespola alla dottoressa Elisabetta Mei del Dipartimento analisi cliniche della polizia scientifica. La consulente avrà poi tempo 20 giorni per presentare le proprie conclusioni. Il codice genetico che verrà estratto dal tampone salivare sarà comparato con quelli repertati sulle donne violentate e, in particolare, con il liquido seminale del loro stupratore. Laccertamento tecnico-biologico, infine, si svolgerà nel rispetto dellarticolo 360 del codice di procedura penale che prevede la presenza di un consulente nominato dai difensori di Bianchini. Soddisfatti i due legali: «Era stato il nostro assistito a chiedere in sede dinterrogatorio che venisse ripetuto il test per poter dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli sono stati contestati. In questo modo si soddisfa una sua richiesta personale». E ancora: «Il motivo di questa consulenza - ha spiegato lavvocato Andreozzi - è che la precedente prova non era stata eseguita con le dovute garanzie, dal momento che Bianchini non aveva ancora nominato un difensore. Cera, insomma, una lacuna formale che così ora verrà sanata». «Il perito dovrà anche verificare la regolarità delle operazioni di conservazione dei reperti», ha aggiunto Olmi.
Una volta ottenuti i risultati delle analisi i due penalisti hanno detto che «vedranno il da farsi». Quanto al loro assistito, sembra non dare segni di cedimento.
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