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Rosalind Franklin, la Signora del Dna

La sua ricerca ha posto le basi della rivoluzione della genetica, che oggi è cruciale per conoscere il mondo biologico e per i progressi delle terapie

Rosalind Franklin, la Signora del Dna

Alle origini della biologia molecolare e degli studi di genetica ci sono James Watson e Francis Crick, che hanno descritto la struttura del Dna e come essa sia la base della trasmissione genetica. Oggi sappiamo che la vita è un linguaggio: un flusso di informazioni in viaggio lungo una doppia elica. È stata una delle scoperte del secolo: annunciata sulla rivista Nature nel marzo del 1953, ha portato ai due scienziati il Nobel per la Medicina nel 1962 insieme a Maurice Wilkins. Watson e Crick lavoravano a Cambridge, Wilkins al King's College di Londra. Un bell'esempio di collaborazione fra «scuole» rivali? Non proprio. Qualche mese prima che Watson e Crick pubblicassero il loro articolo rivoluzionario, un'altra scienziata era alle prese con le fibre di Dna nei laboratori del King's College diretti da Wilkins. Il suo nome è Rosalind Franklin e, a distanza di oltre settant'anni, il suo ruolo nella scoperta del Dna è ormai riconosciuto da tutti: perché è stata lei a immortalare la doppia elica per la prima volta, nella ormai storica «fotografia 51», ottenuta grazie alla sua abilità nell'utilizzare la tecnica di diffrazione dei raggi X.

Rosalind Franklin era nata a Londra nel 1920; la sua era una famiglia dell'alta borghesia, legata al mondo delle grandi banche. Ma lei aveva altre aspirazioni: prima Cambridge, dove si laureò in Chimica e conobbe William Bragg (premio Nobel per la Fisica per gli studi sui raggi X) e John Bernal, che la introdusse ai segreti della cristallografia - una tecnica che sfrutta la diffrazione dei raggi X per analizzare le molecole - e che rimase un suo grande estimatore per tutta la vita; poi Parigi, dove si perfezionò al Laboratoire central des services chimiques de l'État; infine il ritorno a Londra dove, dopo alcuni anni da ricercatrice, approdò al laboratorio di biofisica del King's College, dove il direttore era appunto Maurice Wilkins. In mezzo la Seconda guerra mondiale, durante la quale Franklin lavorò per una compagnia di estrazione del carbone.

«Già negli anni Trenta, in Inghilterra si era molto sviluppata la tecnologia per comprendere la struttura delle macromolecole attraverso la diffrazione a raggi X e Rosalind Franklin era una specialista» spiega Bernardino Fantini, professore emerito di Storia della medicina e della salute presso l'Università di Ginevra. Al King's la scienziata mise a frutto i suoi anni di esperienza: «Con l'aiuto di un tecnico di laboratorio, Raymond Gosling, scattò delle foto del Dna molto chiare e belle. Il suo è stato un contributo molto importante: Wilkins, che era il suo capolaboratorio, si sentì autorizzato a utilizzare quelle immagini e le mostrò a Watson mentre si trovavano a Napoli. E, quando vide la doppia elica, Watson capì subito di avere davanti una struttura regolare, in base alla quale avrebbe potuto costruire un modello tridimensionale per comprendere come funziona il Dna. Infatti tornò a Cambridge e, con Crick, costruì quel modello reale, in cartone e ferro...».

Nonostante il suo lavoro sia stato illuminante, il ruolo di Rosalind Franklin non è stato altrettanto celebrato rispetto a quello dei colleghi: «Si dibatte spesso - dice Fantini - del mancato riconoscimento nei suoi confronti ma, a volte, la polemica prende il sopravvento secondo me. Rosalind Franklin è morta nel 1958, il Nobel è stato assegnato a Watson, Crick e Wilkins nel 1962: sono convinto che lo avrebbe diviso con loro, se fosse stata ancora viva. Dal 1953 in poi cominciò a ricevere inviti ovunque, infatti scoprì di essere malata di tumore durante una tournée scientifica negli Stati Uniti. Oltre ad avere svolto un ruolo fondamentale alle origini della biologia molecolare, Rosalind Franklin è anche un emblema dei grandi successi delle donne nelle scienze della chimica e della fisica».

Un successo arrivato però dopo anni di ostacoli. «Agli inizi la sua vita era stata difficile. Per riuscire ad affermarsi aveva dovuto superare vari fattori di discriminazione: innanzitutto era una donna, in un ambiente scientifico, come quello inglese, dominato da uomini; era ebrea; aveva posizioni di sinistra, in un ambito conservatore come quello delle università britanniche. E aveva anche un carattere un po' solitario, ombroso, sensibile, che le creava qualche difficoltà nei rapporti umani». Dopo essere finita ai ferri corti con Wilkins, Franklin cambiò laboratorio e si spostò al Birkbeck: «Andò avanti ad analizzare diversi tipi di molecole e anche la struttura dei virus: il primo di cui si occupò fu il virus del mosaico del tabacco, che poi è stato usato come modello per studiare le strutture cristalline dei virus; poi studiò anche un virus della poliomielite che, negli anni Cinquanta, era ancora una marea montante, dando così un contributo alle politiche di sanità pubblica. E, durante la guerra, aveva condotto degli studi all'avanguardia sulle fibre di carbonio per ottenere materiali molto resistenti». Ma è grazie alla «fotografia 51» della doppia elica che il ruolo di Rosalind Franklin è «fra i più importanti» per la scienza del Novecento perché, come spiega Fantini, insieme a Watson e Crick «ha dato avvio alla genetica», allo studio della struttura delle proteine e degli acidi nucleici come base per capire la duplicazione e la trasmissione dei geni. «È stata una rivoluzione scientifica vera e propria, come intesa da Thomas Kuhn: all'inizio degli anni '50 si conoscevano i geni e il loro ruolo nella trasmissione ereditaria; oggi sappiamo che essi non regolano soltanto la trasmissione del patrimonio genetico, bensì ogni istante della vita della cellula. Sono alla base di tutto e il controllo dei geni è fondamentale per combattere le malattie. Si pensi al vaccino contro il Covid, basato sull'Rna messaggero. La genetica era una parte minoritaria della biologia, oggi è al centro delle scienze biologiche e mediche: non si può studiare un fenomeno biologico senza capirne i meccanismi ereditari». La genetica è fondamentale, conclude Fantini, «sia al livello della conoscenza del mondo e delle funzioni biologiche, sia delle cure. Tutti i grandi progressi della medicina sono dovuti alla biologica molecolare, nata con la scoperta della doppia elica nel 1953, una scoperta a cui Rosalind Franklin ha dato un contributo fondamentale.

È stata alla base della più grande rivoluzione della biologia degli ultimi decenni».

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