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Sud Sudan, un nuovo Stato nasce su un mare di petrolio

Il Sud Sudan ha issato la sua nuova bandiera dopo aver proclamato l’indipendenza nella cerimonia di ieri a Juba, davanti a numerose delegazioni straniere. La Repubblica del Sud Sudan diventa così la nazione più giovane del mondo e il 54° stato del continente africano e l’evento è sottolineato dalla comunità internazionale, con lo stesso presidente Usa Obama che si è felicita con i sudanesi del sud annunciando l’ufficiale riconoscimento americano del nuovo Paese. Lo stesso hanno fatto l’Ue e l’Italia, ed entro pochi giorni il Sud Sudan sarà il 193° membro dell’Onu.

Il Sud a maggioranza cristiana si è così separato dal Nord musulmano dopo decenni di conflitto, costati la vita a milioni di persone. Durante la cerimonia i militari hanno sfilato davanti ai dignitari seduti nella tribuna di onore, tra cui il presidente del Sudan Omar al Bashir, contro cui la Corte penale internazionale dell’Aja ha spiccato un mandato di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità e per genocidio in Darfur, regione occidentale del Paese. Alla cerimonia erano presenti il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, l’Ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Susan Rice, e, per l’Italia, il Sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica.

La dichiarazione di indipendenza del Sud Sudan chiude una lunga e tormentata stagione di conflitti armati con Khartum, che per anni ha osteggiato le aspirazioni indipendentiste della regione che detiene i tre quarti dei giacimenti petroliferi nazionali.

La loro gestione resta uno dei principali nodi che il nuovo Stato dovrà affrontare, e sul quale si giocano i destini dei due Paesi le cui economie, entrambe fondate sull’oro nero, restano strettamente interdipendenti: se il sud è ricco di petrolio, è il nord ad avere raffinerie e oleodotti per la sua commercializzazione.

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