Politica

Sudare in sala pesi a nove anni È boom per le baby-palestre

La moda divampa nel Paese più obeso d’Europa Ci sono già 80 centri con migliaia di iscritti

Lorenzo Amuso

da Londra

In Gran Bretagna ce ne sono già 80, e ne aprono altre tre ogni mese. Sono le kid gym (letteralmente, palestre per bambini), luoghi dove i più piccoli si divertono allenandosi tra bilanceri, manubri, panche piane e tapis roulant. Al ritmo della musica pop, circondati da specchi che riflettono i loro corpicini in divenire.
La nuova moda britannica, ribattezzata gym bug, ha colto di sorpresa pediatri e psicologi, spiazzati dal repentino successo riscosso tra i giovanissimi. Sono già qualche migliaio infatti i bambini che praticano body-building in questi spazi rigorosamente vietati ai maggiori di 18 anni. Maddie Bradley, una bambina di nove anni di Potters Bar (sud-est Inghilterra), è una di loro: va in palestra cinque volte la settimana. I suoi genitori giurano che la nuova passione della figlia nasce dal desiderio di fare nuove amicizie. Ma lei candidamente ammette: «Voglio restare in forma». E allora eccola destreggiarsi sul tapis roulant, prima di passare al vogatore, alla macchina dei pesi per le gambe, e concludere la massacrante sessione con una serie di addominali. Roba da Arnold Schwarzenegger. Diverse le motivazioni che si nascondono dietro al boom, sostengono gli esperti: se c'è anche tra i più piccoli una spinta narcisistica, ovvero il piacere di ammirare il proprio corpo scolpito e definito, resta però dominante il desiderio di fare sport, meglio se in compagnia, sfinendosi in nuovi e finora sconosciuti esercizi fisici. Una moda innocua, se non proprio salutare, si giustificano gli addetti ai lavori. In una nazione dove l’obesità, a tutte le età, è ormai un’emergenza tale da richiamare l’attenzione addirittura del primo ministro Tony Blair, ben vengano anche le palestre under 18. Gli ultimi dati ufficiali in tal senso sono allarmanti: il 21% delle donne britanniche e il 17% degli uomini risultano obesi. Altrettanto grave la situazione tra i più piccoli: nella fascia d’età compresa tra i due e gli 11 anni (circa cinque milioni di bambini) il tasso raggiunge il 15%. Una percentuale in costante e incontrollata crescita, contro la quale sono impegnate scuole e autorità locali, ma finora con magri risultati.
Allora largo alle kid gym, esulta Kieran Murphy, brand manager di Shokk, una delle aziende leader del settore, che esporta le sue baby-palestre anche in Danimarca, Israele, Arabia Saudita, Irlanda e Svezia. «C’è una richiesta mondiale - afferma Murphy -. Dappertutto sono attuali il problema dell’obesità e dell’inattività dei giovani. Noi offriamo una soluzione che consente di praticare sport in uno spazio sicuro e controllato, con metodologie efficaci ma non competitive. Ai nostri giovani clienti assicuriamo anche consigli dietetici, senza trascurare l’aspetto educativo». Nate negli Usa qualche anno fa, le mini-palestre già ora sono una realtà internazionale, «controversa e pericolosa» secondo alcuni medici. Come Dee Dawson, direttore della Rhodes Farm, clinica londinese per i disturbi alimentari: «Incoraggiano i comportamenti ossessivo-compulsivi.

E non sono per nulla divertenti».

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