Sui pirati delle tariffe cala la scure dell'Antitrust

Spesso senza regole le chiamate commerciali. Come dimostra una condanna milionaria ai big dell'energia

Il telefono, la tua croce. Per chi, come quasi tutti gli italiani, è vittima del cosiddetto «teleselling», la cornetta è ormai un nemico, lo strumento da cui passa ogni tipo di molesta offerta commerciale. Il teleselling, versione più moderna del vecchio porta a porta, è ormai il metodo privilegiato di vendita in molti settori. Decine di call center vivono solo di questo e ad approfittarne sono anche i colossi della bolletta. Spesso con metodi tutt'altro che impeccabili. Nel mese di dicembre i maggiori gruppi dell'energia in Italia sono stati condannati dall'Autorità per il mercato a sei milioni complessivi di multa per pratiche commerciali scorrette: promettevano telefonicamente contratti superscontati e li concludevano senza rispettare le norme poste a tutela del consumatore. Sul banco dei reprobi sono finiti Enel Energia (2 milioni di multa), Eni (due milioni anche per lei), Acea Energia, Hera, Gdf Suez, Green Network e Beetwin. Le sentenze sono uno spaccato interessante delle modalità aggressive utilizzate per l'acquisizione di nuovi clienti. E la morale delle condanne è una sola: attenti, basta il sì a una telefonata per trovarsi intrappolato in un contratto che in realtà non si vuole. In molti casi esaminati, ha scritto l'Autorità, l'interessato era del tutto «inconsapevole di aver concluso un contratto». Violato molto spesso è anche il diritto al ripensamento della durata di 14 giorni, periodo nel quale il malcapitato può esprimere il recesso: per esercitare il proprio diritto l'utente ha però bisogno dei riferimenti del documento che gli è stato proposto, riferimenti che di rado vengono forniti correttamente. Accade perfino che la società titolare del contratto contestato pretenda il pagamento di un corrispettivo per le prestazioni non richieste, cosa vietatissima dalla legge.A giustificare tanta aggressività è il meccanismo stesso della vendita telefonica: a chiamare sono dipendenti di società esterne pagati in base alla conclusione di nuovi accordi di fornitura, un sistema che spalanca la porta agli abusi. A rendersene conto sono le stesse società interessate. Per dare le dimensioni del fenomeno l'Autorità cita per esempio un documento interno di Enel Energia da cui risulta che nei soli primi sei mesi del 2014 la società ha annullato, anche per i reclami degli interessati, tra i 40 e i 50mila contratti acquisiti per via telefonica. Un'enormità, che sotto certi aspetti testimonia l'attenzione di Enel. Ma che, come dimostra la condanna ricevuta, evidentemente non basta.Di fronte ai «pirati» del teleselling le difese del consumatore sono spesso poco efficaci: la prima resta l'iscrizione del proprio numero di telefono al Registro delle opposizioni, una protezione che dovrebbe metterlo al riparo da chiamate a scopi commerciali o per ricerche di mercato.

Lo scudo, però, ha dei buchi: basta fare una firma di autorizzazione all'uso dei dati personali sotto un contratto formulato in modo malizioso e le società di telemarketing hanno di nuovo campo aperto per telefonate e agguati commerciali.AA

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