Suicida per colpa dei debiti, lo strozzino verso il processo

Un macellaio si uccise impiccandosi. Chiesto il rinvio a giudizio dell’aguzzino

Enrico Lagattolla

Si uccise impiccandosi nella sua macelleria al mercato comunale di Gorla. Era la mattina del 21 gennaio dello scorso anno. Franco Mandotti, 41 anni, lasciò un biglietto per spiegare quel gesto. «Quell’uomo ha rovinato la mia vita». Uno strozzino, indicato con nome e cognome. Ora, quell’aguzzino rischia di essere processato. Il pubblico ministero Alfredo Robledo ne ha chiesto il rinvio a giudizio, con l’accusa di usura.
All’imputato, un sessantenne residente a milano ma originario di Napoli, è contestato un prestito di oltre 160mila euro, concesso a interessi non inferiori al 20 per cento ogni mese. Troppo, perché quel debito venisse «onorato» dal commerciante.
Che, schiacciato dai debiti, decise di uccidersi. Arrivò nel suo stand, gestito assieme al padre, nei magazzini di viale Monza 148. Alle sei del mattino, come ogni giorno, un saluto ai colleghi, prima di sparire.
Venne ritrovato un’ora e mezza più tardi, impiccato a una trave di ferro. In tasca, un biglietto. Poche righe con cui l’uomo chiedeva scusa per il gesto, dicendo che a spingerlo era stata la disperazione per i debiti accumulati. E per quell’usuraio che gli aveva reso la vita impossibile. «Quell’uomo ha rovinato la mia vita», era scritto. Poi, il macellaio indicava il nome del suo «persecutore».

Al quale il pm Robledo contesta anche altri due episodi di usura, risalenti al 2004, uno dei quali ai danni dell’amministratore di una piccola impresa edile.
Sarà il giudice per le udienze preliminari, adesso, a dover decidere se disporre il processo per l’imputato.

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