Sul confronto politico penso sia giunta l’ora di una tregua ragionata

Da alcuni anni il mondo politico italiano è caratterizzato da una conflittualità fondata, soprattutto, sulle parole. Si discute, si finge di ragionare - sovente senza ragione - si offende per il semplice fatto che, il destinatario delle offese, milita in una forza (o debolezza) politica diversa da quella dell’autore degli insulti. Se il governo fosse limitato ad alcune categorie di persone, a talune aree (regionali, provinciali, cittadine), l’effetto negativo sarebbe ovviamente limitato. Poiché, però, ci troviamo dinanzi a una situazione generalizzata è ovvio che, la società nel suo complesso, ne soffra non poco. Dire a protagonisti della politica, senza motivazioni plausibili, che le loro funzioni sono meramente distruttive, non solo colpisce, ma ferisce gravemente chiunque. Le polemiche generalizzate e strumentali, non solo politiche, che troppo spesso sfociano nell’insulto dalle conseguenze penali, non sono più ammissibili e non possono proseguire ulteriormente.
Danno un’immagine negativa dell’Italia e sono lesive, anche, delle relazioni tra i cittadini, per il cattivo esempio che trasmettono e il disvalore indotto nella società e nel mondo economico. Vivere continuando a boicottare e sminuire il lavoro altrui, soltanto perché chi lo svolge appartiene a uno schieramento opposto, è non solo segno di profonda inciviltà politica ma, produce una verbosità spesso triviale e, quindi, censurabile di per sé. Credo sia giunto il momento di dire «basta» ai tanti argomenti meramente velleitari, improduttivi e distruttivi. Se la società italiana si fosse comportata così, nell’ultimo mezzo secolo, la crescita dell’Italia sarebbe stata, pressoché, inesistente e ora tutti vivrebbero in condizioni negative.
Occorre, quantomeno - visto che la piena pacificazione è impossibile - una tregua ragionata e capace di dare all’Italia un’immagine dignitosa, espressione di un mondo caratterizzato dal lavoro e dalla produttività. Quanto potrà durare questa pausa, invocata non solo da me? Quantomeno, il tempo necessario per una riflessione generale. Capace di creare le condizioni per una concorrenza attiva, costruttiva e rispettosa. Soprattutto, tra le forze politiche e i loro aderenti, in modo che, il consenso verso i partiti torni a essere ragionato, convinto, produttivo e mosso dalla fiducia.

Ciascuno aderisca all’iniziativa senza atti formali ma, attraverso un esame di coscienza. La maturazione della coscienza di ognuno ne uscirà, sicuramente, rafforzata, con qualche indubbio risultato positivo.
*Direttore di «Dossier»

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