da Roma
La Finanziaria arriva alla Camera, appesantita da 54 articoli in più e da ben 2 miliardi e 200 milioni di manovra aggiuntiva. Da fine settembre, infatti, la manovra 2008 - solo la parte contenuta nella legge finanziaria vera e propria - è passata da 10,7 miliardi a 11,7 miliardi nel passaggio in commissione, arrivando fino a 12,9 miliardi di euro alla fine delle votazioni nellaula del Senato. Insomma, un passaggio costoso.
Non solo: la Finanziaria si appesantisce anche dal punto di vista normativo. Gli articoli della legge, inizialmente 97, sono diventati di fatto 151, con laggiunta di bis e ter fino a quinquies e persino sexties e septies, come nel caso dellarticolo 30 dedicato a misure per lambiente.
Non sono queste le sole notizie che giungono da Montecitorio, alle prese con la sessione di bilancio. Il governo decide anche di ricorrere al voto di fiducia sul decreto welfare, collegato alla Finanziaria. Il provvedimento, che contiene il superamento dello «scalone» previdenziale, scade il primo dicembre. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, ha chiesto allopposizione di centrodestra la garanzia che il decreto venisse approvato entro venerdì, limitando gli emendamenti. Non è stato trovato un accordo, nonostante la disponibilità del centrodestra a tagliare i propri emendamenti, e così Chiti ha annunciato la fiducia, che dovrebbe essere votata stasera. Il decreto ha un costo di 8,4 miliardi.
«Avremmo tagliato gli emendamenti da 500 a 100, ma nemmeno con ottanta voti di scarto - osserva Antonio Leone (Fi) - riescono a far approvare un decreto, perciò è meglio che vadano a casa». Il rischio di un ingorgo parlamentare - cè di mezzo anche il decreto sicurezza - ha spinto Palazzo Chigi allennesimo ricorso alla questione di fiducia. Quella sul decreto pensioni-welfare è, infatti, la fiducia numero 22 chiesta dal governo Prodi nellanno e mezzo di legislatura. Lultimo voto di fiducia era stato chiesto e ottenuto nel luglio scorso, sul «decreto tesoretto».
Il decreto su pensioni e welfare deve anche passare allesame del Senato, e il governo teme che possa decadere: un rischio enorme, visto che, in mancanza della nuova legge, dal 1 gennaio 2008 scatterebbe lo «scalone» sulle pensioni - dai 57 ai 60 anni per il pensionamento anticipato - approvato dal precedente governo di centrodestra. «I tempi sono stretti e il decreto sarebbe decaduto», ammette Roberto Villetti, capogruppo della Rosa nel pugno. Nel maxi-emendamento presentato da Chiti sono contenute le modifiche già approvate in commissione (come il ripristino dei 150 euro per gli incapienti), e «aggiustamenti», come il rinvio di un anno delle multe da comminare agli Enti locali che non hanno rispettato il patto di stabilità interno.
Nonostante la fiducia, resta aperta la questione della copertura delle norme sui lavori «usuranti», che rischiano di aprire nuove voragini di spesa pubblica. La Ragioneria generale dello Stato ha ricordato ieri che la spesa pensionistica continua a crescere: nel 2005 è aumentata del 3,6% rispetto allanno prima.
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