Cronaca locale

Sul tavolo anche il ticket: la Cdl tira il freno a mano

Gelmini: «Preoccupati per i commercianti»

«Perplessi», «preoccupati». I rappresentanti della Cdl tirano il freno a mano sull’introduzione del ticket d’ingresso in città, argomento che - insieme alle nomine per le municipalizzate - solleverà più di una discussione oggi all’incontro tra i partiti della maggioranza e il sindaco Letizia Moratti. «Abbiamo sottoscritto e discusso un programma in cui non si parla mai di ticket d’ingresso, ma antinquinamento - precisa il capogruppo di An alla Camera, Ignazio La Russa -. Non deve essere una tassa per impedire gli ingressi in città, ma per limitare lo smog, per cui partendo da questo principio dobbiamo decidere insieme la forma per applicarla». Anche la coordinatrice regionale di Forza Italia Mariastella Gelmini non nasconde che sul road pricing, che il sindaco vorrebbe avviare in via sperimentale già dall’inizio del 2007, esistono «delle perplessità, ci preoccupa ad esempio la ricaduta del provvedimento sui commercianti». Gelmini sottolinea che «non c’è nessuna contrapposizione, ma è un argomento che vogliamo trattare con il sindaco, e la Moratti è aperta al confronto e all’approfondimento. Anche le forze politiche devono rispettare il ruolo della giunta. Come dice il sindaco, il ticket era nel programma e va attuato, ma bisogna valutare bene come sperimentarlo».
Massimiliano Orsatti, assessore comunale e segretario provinciale della Lega, ribadisce invece che «la nostra perplessità deriva da una richiesta preventiva, ossia che il provvedimento non sia un’azione d’imperio, calata dall’alto, ma le modalità vengano concordate con i Comuni limitrofi». Orsatti replica anche a chi vorrebbe far pagare la tassa antinquinamento anche ai residenti: «A chi dice che anche loro inquinano farei notare che i milanesi oltre a respirare lo smog prodotto dalle proprie auto devono sopportare quello di altrettante macchine che entrano ogni giorno in città». «Si è cercato il consenso del primo cittadino di Londra - critica invece il vicepresidente della Provincia, Alberto Mattioli - ma non quello di Sesto San Giovanni.

Per correttezza i sindaci dell’hinterland avrebbero dovuto essere coinvolti fin dall’inizio».

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