Roma

«Sull’appalto del Recup serve un passo indietro»

Fa discutere l’appalto da oltre 53 milioni, per l’organizzazione e la gestione dei servizi sociosanitari, con un unico concorrente: la cooperativa Capodarco.
«In un’ottica di estrema trasparenza ed imparzialità tanto cara alla sinistra, sarebbe opportuno che sull’appalto del Recup venisse fugato ogni minimo dubbio», commenta il presidente del gruppo Forza italia in consiglio regionale Alfredo Pallone. «Infatti pur non essendo inusuale che i bandi di gara prevedano la possibilità per l’amministrazione di aggiudicare il bando anche in presenza di una sola offerta - prosegue - nel caso della gara Recup, data la ristrettezza dei requisiti previsti ai fini dell’aggiudicazione dell’appalto, tale clausola rischia di trasformarsi in una forma di tutela a priori introdotta dalla Lait».
«In particolare - continua Pallone - data la natura del servizio che deve essere gestito, non è detto che la limitazione del bando alle cooperative sociali garantisca la scelta dell’operatore in assoluto più efficiente ed efficace. Ed ancora, il bando di gara non riguarda solo la gestione di call center, ma l’appalto ha come oggetto lo svolgimento anche di altre attività, tra cui, in particolare: l’implementazione e lo sviluppo dei software di gestione; la formazione e l’addestramento degli operatori delle aziende sanitarie ed ospedaliere collegate e delle farmacie; l’approntamento dell’infrastruttura e della struttura tecnologica per l’esercizio del servizio. Si evidenzia, infatti, che il progetto “impatta” direttamente su oltre 2500 persone tra operatori Cup, operatori call center, operatori di back office e Ict recup ed investe la gestione di software estremamente complessi dal punto di vista informatico. Per queste ragioni, nel bando di gara dovrebbero essere privilegiati i requisiti relativi al know-how informatico-gestionale degli operatori economici».
«È di tutta evidenza - prosegue Pallone - che queste mie perplessità sono state sollevate anche da esponenti della maggioranza; per cui, ai fini di una sorta di autotutela che garantisca tutti, nell’ottica di un’estrema trasparenza, sarebbe opportuno invocare l’applicazione della clausola del bando la quale prevede che “l’amministrazione aggiudicatrice si riserva comunque la possibilità di sospendere, modificare, annullare la procedura, in qualunque momento e qualunque sia lo stato di avanzamento della stessa, a proprio insindacabile giudizio e senza che gli offerenti possano esercitare alcuna pretesa a titolo risarcitorio o di indennizzo”.

Sulla necessità che nessun dubbio possa sorgere sulla moglie di Cesare penso che non si possa non essere d’accordo».

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