Sulla casa di legno i nomadi litigano perfino tra di loro

Il sindaco: «Ci risulta che manca l’autorizzazione del municipio». I progettisti: «È in regola»

In occasione dell’inaugurazione della casetta di legno a due piani, «La casa di tutti», al Casilino 900, continuano le polemiche, cresce lo scetticismo sul progetto e i nomadi litigano anche tra loro. Un portavoce del campo, Esad Licina, a nome della comunità rom ha ribadito il suo «no» alla casetta di legno: «Abbiamo vissuto per quarant’anni nelle baracche; ora vogliamo case prefabbricate in cemento armato e non sperimentazioni di giovani architetti».
L’esperimento dello chalet, ideato dall’università Roma Tre, non convince nemmeno il sindaco Alemanno, che ieri ha spiegato i motivi per i quali non ha aderito all’inaugurazione. «A quanto ci risulta - ha detto - non ci sono carte che ne autorizzino la costruzione. Se le autorizzazioni non ci dovessero essere, rimuoveremo immediatamente la casa di legno». Alemanno ha parlato di una «situazione paradossale. L’inaugurazione dello chalet non è stata concordata con nessuno ed è stata subita dai cittadini come una provocazione. Può anche essere un’ottima iniziativa ma quello non è il luogo più adatto per ospitarla».
Il 25 luglio scorso l’ufficio tecnico del VII municipio ha bloccato i lavori de «La casa di tutti» sospendendoli per 30 giorni e richiedendo ulteriori documenti, con la motivazione che «manca l’atto di obbligo a proprie cure e spese e dall’atto di fidejussione non risulta dimostrata la proprietà dell’area». Il provvedimento del municipio è stato mostrato proprio durante la cerimonia di inaugurazione dell’edificio dai due consiglieri municipali del Pdl, Emiliano Corsi e Sergio Paolelli, che ieri mattina, durante la riunione in Prefettura hanno sottolineato: «Da parte del sindaco c’è disponibilità - ha detto Corsi - a ricevere i cittadini e a un forte impegno per la sicurezza della zona. Per quanto riguarda la casa costruita nel campo, non contestiamo il progetto, ma il fatto che non ha rispettato l’iter burocratico: questa a tutti gli effetti è una struttura abusiva». Di diverso avviso, il coordinatore dei progettisti dell’università Roma 3, Francesco Careri, che hanno realizzato «La casa di tutti» nel campo nomadi: «Siamo nella legalità, circa mezz’ora fa abbiamo ricevuto la notifica dai vigili urbani per quanto riguarda la documentazione che dovrà essere integrata.

Sulla documentazione di agibilità (Dia) - prosegue Careri - abbiamo presentato le richieste per la costruzione di un prototipo abitativo temporaneo a titolo espositivo l’8 luglio scorso allo sportello unico per l’Edilizia al VII municipio».

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