Sulla CO2 case vicine a un accordo condiviso

Il tabloid Bild ha pubblicato un sondaggio sull’impatto dell’economia globale in Germania. Queste le conclusioni: nel 2009 la crisi potrebbe costare al Paese fino a 215mila posti di lavoro, circa la metà dei quali nell’auto. «Prepariamoci ad affrontare un anno di brutte notizie - ha ammonito il cancelliere Angela Merkel - ma le aziende non dovrebbero per questo licenziare». Invito rispettato, visto che i colossi locali dell’auto hanno deciso, per ora, di limitarsi alla chiusura prolungata delle fabbriche allo scopo di rispondere al calo della domanda (-8,2% a ottobre e una stima di fine anno rivista al ribasso di 100mila unità, a 3,1 milioni). Ad aggravare la crisi che il settore sta vivendo è la notizia che anche un marchio come Audi, tra i pochi ad annoverare a ottobre in Europa il segno più come vendite, allungherà lo stop natalizio della produzione dal 18-19 dicembre fino all’8 gennaio. Lo stesso farà la controllante Volkswagen (l’ipotesi è di riavviare le linee dall’11 gennaio, il provvedimento riguarda 16mila dipendenti) e Porsche, a monte del gruppo: venerdì la fabbrica di Zuffenhausen è rimasta per la prima volta ferma e da qui a gennaio è prevista un’altra settimana di stop. Di Porsche se ne saprà di più oggi, in occasione dell’intervento sui dati finanziari del presidente Wendelin Wiedeking.
Ieri è però trapelato che la casa produttrice di supercar non ritiene di poter raggiungere nell’esercizio in corso lo stesso livello di quello precedente (98.652 unità immatricolate). I problemi di Porsche, Volkswagen e Audi si aggiungono a quelli di Bmw (stop dal 15 dicembre al 6 gennaio e riposo forzato anche per ingegneri e personale amministrativo), Mercedes-Benz e delle filiali Ue della disastrata Gm (Opel) e Ford, che hanno sede in Germania. Bmw, dal canto suo, ha già annunciato più di 8mila tagli nel mondo, garantendo però che il dimagrimento sarà indolore e portato a termine attraverso prepensionamenti e incentivi. Intanto, mentre la Merkel si confronta con il presidente francese Nikolas Sarkozy allo scopo di trovare una posizione comune (anche Parigi soffre: il gruppo Psa ha appena varato un programma di uscite volontarie), a Berlino si studiano varie ipotesi d’intervento: dall’aiuto economico (salvagente di 1 miliardo a Opel), che trova però contrario Dieter Zetsche, numero uno di Daimler («supereremo la crisi da soli»), alla possibile esenzione, per i veicoli a basso impatto ambientale, del pagamento della tassa di possesso per due anni. In più Berlino guarda anche al sostegno dello sviluppo dell’auto elettrica, con l’obiettivo di portarne sulle strade un milione di unità nel 2020. Male, dunque, la Germania e malissimo la Spagna, hub europeo di molti produttori: la produzione (-40% le vendite a ottobre) è scesa del 26% e in bilico sono 50mila posti.

Oggi, intanto, i problemi dell’auto saranno tra le priorità del piano di rilancio Ue dell’economia. Il commissario Almunia: «Aiuteremo chi rischia il lavoro». In Italia, infine, si fa strada una nuova revisione al ribasso delle stime 2008: da 2,15 a 2,1 milioni.

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