Caro Granzotto, alcuni giorni fa, la radio belga ha riportato con malcelato compiacimento un articolo del giornale francese Libération del 14 novembre 2006. Incredulo su quanto avevo sentito, mi sono obbligato a prendere il giornale. A pagina 5, nelleditoriale di Gerard Dupuy si legge:«Des spécialistes avaient tiré la sonnette dalarme. Le crime organisé italien, après avoir été mise sur la défensive, a profité du long règne de Berlusconi pour reprendre du poil de la bête. (...) Les problèmes du bon Prodi ne relèvent pas simplement dun vieux folklore méridional...». Insomma è ancora e sempre colpa di Berlusconi! Ha mai trovato in due righe un tale concentrato di falsità e sciocchezze?
Traduzione: «Degli esperti avevano suonato il campanello di allarme. Dopo esser stato messo sulla difensiva, in Italia il crimine organizzato ha approfittato del lungo regno di Berlusconi per riaversi e riprendere le forze. I problemi del buon Prodi non dipendono solo dal vecchio folklore meridionale...». Non ho ben capito, caro Rossetti, se lei intende assegnare lOscar della citrullagine a Libération o alla Radio Belga che, da citrulla, questa citrullagine ha ripreso. Il settimanale francese lo conosciamo bene, è quello che è. Con una redazione così snobbisticamente gauche caviar da essere a libro paga del noto barone Edouard de Rothschild. E così rasoterra intellettualmente e politicamente da dar retta, roba da matti, ad Antonio Tabucchi. In quanto ai belgi, conosciamo anche quelli, soprattutto attraverso le mattane del ministro Louis Michel (e certi ripetuti fatti di cronaca che muoverebbero allindignazione anche il più incallito dei camorristi partenopei). Ma pur primeggiando in citrullagine, né il giornale francese né la radio belga potranno mai eguagliare le prestazioni di Romano Prodi e i suoi «cocktails micidiali» o quelle di Repubblica che racconta ai suoi lettori come Berlusconi avesse affidato la realizzazione del Ponte sullo Stretto a un oscuro ragioniere, uno talmente pirla da non essere capace nemmeno di progettare una passerella.
Paolo Granzotto
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