
Meno ventotto giorni a quella che il sindaco Sala ha fissato (anche nella delibera) come la deadline per chiudere la cessione di San Siro e le aree intorno a Milan e Inter senza correre il rischio di andare "lunghi". Il Comune vuole firmare la vendita entro il 31 luglio, "prima della pausa estiva" e molto prima del 10 novembre, quando scatterà il vincolo dei 70 anni sul secondo anello del Meazza. Si può evitare l'automatismo solo se prima del "giorno x" l'impianto passa dal pubblico al privato. Che si imponga adesso un'accelerata lo dimostra l'incontro convocato ieri a Palazzo Marino tra Beppe Sala e i vertici delle società, è durato due ore e mezza ed è forse il record dall'inizio della telenovela su San Siro ormai sette anni fa. Ma non sono ancora stati sciolti tutti i nodi per arrivare a chiudere la partita, e trapela dai club che ai massimi livelli si è discusso soprattutto del prezzo di vendita. Da una parte c'è la stima fissata dall'Agenzia delle Entrate (197 milioni), si è aggiunta la "perizia bis" affidata a Politecnico e Bocconi che però non si discosterebbe molto. Ma al tavolo si tratta sulla complessità dei costi, le bonifiche che dovrebbero essere tutto sommato contenute (e potrebbe farsene carico interamente o quasi il Comune), la parziale demolizione del Meazza su cui il sindaco ha già chiarito che non metterà un euro. E ci sono le modifiche al progetto chieste dalla Conferenza dei servizi hanno un peso economico, su tutte l'aumento del verde "vero", calpestabile. Il clima dell'incontro, secondo quanto trapela dai club, è "molto positivo e collaborativo" e luglio sarà un mese di lavoro intenso. Ma almeno per quanto riguarda il prezzo finale, fino a ieri una cifra per chiudere la trattativa ancora non c'era, alla fine potrebbe essere più bassa dei 197 milioni. E il 31 luglio, si intuisce, viene vissuta da Milan e Inter come una scadenza "di tipo politico" fissata da Sala, nessun dramma se si dovesse sforare un po' il termine per raggiungere nel modo migliore quello che è l'obiettivo comune.
Il presidente del Milan Paolo Scaroni che è arrivato in Comune intorno alle 16.10 e ne è uscito circa due ore e mezza non a caso parla ancora di "lavori in corso, work in progress", aggiungendo però "io sono sempre ottimista". Hanno lasciato l'incontro prima, intorno alle 18, il sindaco Sala e a ruota dirigenti di Oaktree, la società proprietaria dell'Inter, Catherine Ralph e Alejandro Cano. La riunione è proseguita oltre, per definire nel dettaglio gli altri aspetti legali e tecnici, tra il direttore generale del Comune Christian Malangone, gli advisor del Milan Giuseppe Bonomi e Nicholas Gancikoff. Bocche quasi cucite. Gli altri nodi sul tavolo riguardano soprattutto gli aspetti societari: per acquistare Meazza e aree va costituita una società ad hoc e il sindaco vuole che sia evidente la presenza di Milan e Inter, d'altra parte ha più volte sottolineato che la Legge Stadi prevede benefici rivolti "alle squadre calcistiche". Secondo tema, la dichiarazione che i club non avranno altro piano b all'infuori di San Siro. Addio alle ipotesi dello stadio rossonero a San Donato e quello nerazzurro a Rozzano.
Anche se, per contro, chi garantisce le squadre che non sorgeranno gli ennesimi imprevisti sui permessi a costruire, in una storia tormentata dall'inizio alla fine, a partire dagli esposti presentati alla Corte dei Conti, in Procura e al Tar dal Comitato Sì Meazza? Alla prossima puntata.